Nuovo blitz dell’antimafia nella Capitale e in altre regioni contro i clan Casamonica, Spada e Di Silvio. Ventitré gli arresti, ci sono anche 7 donne

Nuova operazione della Dda di Roma contro il clan rom dei Casamonica

Alle primi luce dell’alba, circa 150 Carabinieri del Comando provinciale di Roma, con l’ausilio di unità cinofile, un elicottero dell’Arma e del personale dell’8° Reggimento “Lazio”, hanno eseguito, nella province di Roma e Frosinone e in altre regioni, 23 misure cautelari (20 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 2 obbligo di dimora), emesse su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di altrettanti soggetti, fra i quali anche 7 donne, appartenenti alle famiglie rom Casamonica, Spada e Di Silvio. Tutti gli indagati sono accusati, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, spaccio di stupefacenti ed altro, reati per buona parte commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati fra aprile e novembre 2018, costituiscono il proseguo dell’operazione “Gramigna” che nel luglio dello scorso anno aveva portato all’arresto di altre 37 persone, fra cui 13 donne, legate al clan Casamonica operante nella zona Appia-Tuscolana della Capitale, con base operativa in vicolo di Porta Furba. All’epoca il ruolo apicale nell’organizzazione era stato attribuito a Giuseppe Casamonica, detto “Bitalo”, tuttora in carcere al 41bis e anch’egli destinatario di un nuovo provvedimento cautelare.

L’ordinanza eseguita nel luglio 2018 aveva permesso di documentare l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale, operativa ed economica e dediti a vari reati tra i quali lo spaccio di stupefacenti, l’usura, le estorsioni ed altro.

Le risultanze acquisite nella seconda fase dell’attività investigativa hanno consentito di ricostruire nuove condotte di usura, estorsione, intestazione fittizia di beni, cessione di sostanze stupefacenti, poste in essere sia da soggetti già arrestati lo scorso anno, fra cui i due promotori Luciano e Giuseppe Casamonica, nonché Salvatore Casamonica, detto Do’, recentemente arrestato per traffico internazionale di stupefacenti, sia da altri personaggi, quasi tutti appartenenti alle famiglie sinti Casamonica, Spada e Di Silvio.

“Nel corso delle attività condotta oggi – spiegano gli inquirenti -, oltre a contestare nuove ipotesi di reato, è stato possibile rafforzare ulteriormente il quadro indiziario ricostruito nella prima fase investigativa, confermando come il clan Casamonica si avvalga tuttora di una forza numerica che, unita alla totale chiusura verso l’esterno ed all’utilizzo di una lingua difficilmente decifrabile, conferisce forza al gruppo, permettendo ad ogni singolo appartenente di avere atteggiamenti di prevaricazione e minacciosi nei confronti dell’esterno, avvalendosi anche della forza intimidatrice oramai insita nel nome Casamonica”.

I carabinieri hanno accertato, inoltre, “il tipico modus-agendi posto in essere dai Casamonica, caratterizzato da larvate forme di violenza e minaccia, veicolate attraverso un compulsivo approccio verso le vittime, sottoposte a continue richieste prive di ogni giustificazione e che finiscono per metterle in uno stato di totale assoggettamento”. “Molte persone offese – documenta l’inchiesta – una volta ricevuto un prestito dai Casamonica, non riescono praticamente più a sottrarsi alle richieste di denaro da parte degli indagati, che continuano anche a distanza di anni e che, ad un certo punto, assumono innegabile matrice estorsiva in quanto sono oggettivamente prive di ogni giustificazione e si fondano esclusivamente sulla forza di intimidazione del gruppo, che spesso non ha neanche la necessità di far ricorso a minacce esplicite per ottenere la consegna di quanto indebitamente preteso”.

Nel corso della nuova inchiesta è stato riscontrato un atteggiamento più collaborativo da parte di alcune vittime che, in forza degli arresti eseguiti nella scorsa estate, “hanno confermato e chiarito il loro stato di soggezione, pur manifestando comunque il timore di subire ritorsioni, ennesima conferma della forza intimidatrice che esprime il clan”.

Fra le vittime degli episodi di estorsione ed usura anche alcuni commercianti, in un caso specifico un importante imprenditore della Romanina, già vittima, anni addietro, di alcuni esponenti della famiglia Casamonica. Nell’ambito del procedimento penale è stato denunciato anche un notaio romano che ha stipulato un atto di compravendita con cui Salvatore Casamonica era riuscito ad acquisire la proprietà di una villa nel comune di Anzio, formalmente intestata ad un prestanome, ora anch’egli arrestato.

Oltre agli arresti sono stati sequestrati diversi beni, insieme alla villa di Anzio, anche una lavanderia a Centocelle, vari conti correnti, libretti di risparmio e autovetture nella disponibilità degli indagati. Nel corso delle perquisizioni è stato sequestrato anche denaro contante, gioielli e 14 orologi di lusso per un valore stimato di oltre 150.000 euro.

“Questa mattina sono stati arrestati altri 23 esponenti dei clan Casamonica, Spada e Di Silvio in una complessa operazione di ripristino della legalità. Un ringraziamento sentito agli uomini del Comando Provinciale dei Carabinieri e ai magistrati della Procura di Roma per il loro lavoro importantissimo. Le accuse ai clan sono pesantissime: c’è la reazione dello Stato.Grazie a nome di tutta la città”, ha commentato sulla sua pagina Facebook la sindaca di Roma, Virginia Raggi.

“Altra operazione contro i Casamonica, gli Spada e i Di Silvio: i carabinieri hanno arrestato 23 persone (tra cui 7 donne) con l’accusa di estorsione, usura, spaccio, intestazione fittizia di beni. Tutti commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Non solo: presto sarò ad Anzio, per restituire una villetta confiscata ai cittadini. Grazie a forze dell’ordine e inquirenti, nessuna tregua ai criminali”, ha detto, invece, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.