Obama gela la Russia: sanzioni durissime

dalla Redazione

Il varo di sanzioni pesanti e senza precedenti contro la Russia non è più un’ipotesi, ma una via obbligata in caso la Russia continuai a ritenere legittima l’annessione della Crimea. Obama attraverso un ordine esecutivo ha inasprito le sanzioni contro il governo russo che erano state messe in atto dagli Stati Uniti le scorse settimane. Lavorando insieme all’Europa gli Usa hanno imposto restrizioni nei confronti di funzionari di primo piano del Cremlino: Washington ha congelato tutti i loro capitali in America e ha bloccato i visti di un numero di membri dell’amministrazione Putin che avrebbero interferito in Crimea e in Ucraina. Proprio all’interno di questo gruppo appaiono diversi stretti collaboratori del presidente russo. “Ulteriori provocazioni non faranno che isolare ancora di più la Russia e a diminuire la sua statura in tutto il mondo”, ha detto Obama.

Pronto dunque misure che vadano a colpire le persone e gli interessi economici e commerciali legati all’attuale leadership di Mosca. Nelle prossime ore a Bruxelles si riuniranno i ministri degli Esteri della Ue e prenderanno una decisione. Le cancellerie europee sembrano quelle più decise nell’andare avanti con la linea di estrema fermezza nei confronti di Putin, mentre a Washington ancora si discute tra ‘falchi’ e ‘colombe’ su che livello di risposta mettere in campo. “Se la Russia continuerà a interferire nella crisi Ucraina siamo pronti a imporre nuove sanzioni”, ha detto il presidente Obama. E’ ora che si intraprendano “passi concreti per imporre dei costi” a chi è responsabile di questa escalation che minaccia la stabilita’ internazionale. Ma il team di Obama sta ancora valutando cosa fare. Forte il pressing di chi vorrebbe una linea durissima nei confronti del Cremlino: non solo congelando i beni di individui e aziende ‘vicine’ al presidente russo, ma prendendo anche in considerazione l’ipotesi di aiuti militari al governo di Kiev, sotto forma di armi, munizioni e coinvolgimento degli 007 Usa. Una richiesta che del resto sarebbe gia’ arrivata a Washington proprio dal governo provvisorio dell’Ucraina, e a cui la Casa Bianca avrebbe per ora risposto di no.