La Sveglia

Occhi su Gaza, diario di bordo #62

La guerra d’Israele oggi si racconta più dalle mura delle caserme che dal fronte. La procuratrice generale dell’Idf, Yifat Tomer-Yerushalmi, è stata ritrovata viva dopo ore di scomparsa: la stessa che aveva ammesso di aver fatto diffondere il video delle torture su un detenuto palestinese a Sde Teiman. Quel filmato, secondo Netanyahu, sarebbe «l’attacco di propaganda più grave contro Israele». In realtà mostra il punto di rottura dentro l’esercito: quando la legalità implode, la verità filtra dall’interno.

Nelle stesse ore, Hamas ha consegnato alla Croce rossa tre corpi di israeliani uccisi, mentre le forze israeliane hanno rivendicato nuovi raid a Gaza City e l’uccisione di un «terrorista». Secondo il movimento palestinese, i morti dopo la “tregua” sono già 236. È una pace amministrata da chi occupa, una tregua con diritto di fuoco unilaterale.

Sul fronte nord, Katz annuncia che gli attacchi contro Hezbollah «saranno intensificati», e l’Idf rivendica l’uccisione di quattro miliziani in Libano. Ogni scandalo interno trova una distrazione esterna, ogni verità viene sepolta da un nuovo bombardamento.

Intanto i numeri dicono che la guerra economica è totale: l’Organizzazione internazionale del lavoro calcola un crollo del 29 per cento dell’economia palestinese, con Gaza ridotta dell’87 per cento. È la prova che il cessate il fuoco non sospende la distruzione: la prolunga in silenzio, giorno dopo giorno, vita dopo vita.

La scena di oggi è questa: una generale costretta a denunciare le torture del suo esercito, tre bare restituite da Hamas, un confine nord che brucia. Israele cerca di difendere la sua reputazione, ma la verità, come sempre, si difende da sola.