La Sveglia

Occhi su Gaza, diario di bordo #68

Da giorni si contano corpi. Si trattiene il respiro davanti ai numeri e poi si torna a scavare. Oggi la notizia che occupa il discorso pubblico israeliano è la restituzione dei resti del tenente Hadar Goldin, ucciso nel 2014. Un corpo riconsegnato, accompagnato da dichiarazioni solenni, telecamere, messaggi presidenziali. Un ritorno che viene celebrato come vittoria morale. Intanto, a Gaza, migliaia di corpi non hanno ancora un nome. Restano sotto il cemento, sotto le case sventrate, sotto ciò che resta delle strade. La strage si misura a strati, non a cifre.

A Gaza le autorità sanitarie locali parlano di oltre 69 mila morti dall’inizio dell’offensiva. Ma il numero reale è più alto: migliaia di persone restano sotto le macerie. Quel che non si può contare non entra nei comunicati.

Sul fronte umanitario, OCHA certifica che entrano solo poche decine di camion al giorno, contro i 500-600 necessari. L’UNRWA avverte che l’80% della popolazione è senza riparo adeguato. Le tende non reggono pioggia, vento, fango. L’inverno è atteso come un assedio: malattie respiratorie, ipotermia, mortalità infantile. Non è previsione, è aritmetica della sopravvivenza.

Sul terreno, l’Idf annuncia quattro tunnel distrutti a Khan Yunis. Hamas risponde che «i combattenti non si arrendono». Frasi speculari che non cambiano nulla, ma servono a tenere fermo il conflitto, come se la guerra fosse un foglio su cui qualcuno continua a ripassare gli stessi tratti.

E poi la politica. Il governo israeliano fa sapere che la Turchia è esclusa dalla futura forza multinazionale di gestione della Striscia. Intanto, Jared Kushner atterra a Gerusalemme: è l’ex consigliere e genero di Donald Trump, l’architetto degli Accordi di Abramo, l’uomo che ha lavorato per normalizzare i rapporti tra Israele e le monarchie arabe senza toccare la questione palestinese. Il suo ritorno non è aneddoto: significa riportare il conflitto al tavolo di chi lo ha trasformato in geopolitica di scambio, pace senza Palestina.

Un corpo viene restituito. Migliaia restano senza un luogo.
Una cerimonia militare, e attorno il rumore del cemento spezzato.
La guerra continua a ripetersi. E adesso torna anche chi l’aveva vestita da accordo.