“Occuperemo la Striscia di Gaza. La decisione è stata presa”. Così ieri sera fonti dell’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, hanno rivelato a Channel 12 l’ennesima stretta mortale su Gaza. “Hamas non rilascerà altri ostaggi senza una resa totale, e noi non ci arrenderemo. Se non agiamo ora, gli ostaggi moriranno di fame e Gaza resterà sotto il controllo di Hamas”, hanno aggiunto le stesse fonti, per le quali la decisione implica che i soldati delle IDF combatteranno anche in aree in cui Israele ha evitato di operare negli ultimi mesi. “E se questo non sta bene al capo di stato maggiore delle Idf, può anche dimettersi”, hanno aggiunto. L’operazione avrebbe avuto il via libera di Donald Trump.
E sì che fino a poche ore prima circolava un certo ottimismo, dopo che Hamas si era detto aperto a negoziare un accordo sulla risoluzione globale del conflitto nella Striscia e sul rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, come riportato dal quotidiano emiratino The National.
Oltre 1200 funzionari Ue chiedono di sanzionare Israele
Intanto si moltiplicano le iniziative di Gaza. Ieri 1221 funzionari Ue hanno sottoscritto una lettera alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e all’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas, chiedendo di “agire ora affinché sia ripristinato l’accesso agli aiuti a Gaza” e di “valutare misure contro Israele”. Sanzioni comprese. Oltre 100 giornalisti, fotografi e corrispondenti di guerra hanno invece firmato una petizione per chiedere “l’accesso immediato e senza supervisione della stampa straniera alla Striscia di Gaza”.
Tajani resta immobile
In Italia sono arrivate a oltre 50mila le adesioni alla petizione online nata da una lettera-appello firmata inizialmente da 34 ex ambasciatori (nel frattempo divenuti più di 70) a Giorgia Meloni affinché riconosca lo Stato di Palestina. Messaggio sfortunatamente non recepito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ancora ieri è si è limitato a ripetere che “Israele deve interrompere gli attacchi indiscriminati, ma Hamas deve cessare i continui ricatti con cui tiene in prigione alcuni israeliani e due milioni di cittadini palestinesi. A Gaza è l’ora della pace”.
La Lega vuole impedire di contestare Tel Aviv per legge
Intanto, la Lega ha presentato in Commissione Affari Costituzionali al Senato la proposta Romeo sulla “definizione operativa dell’antisemitismo”. Si tratta “di un bavaglio senza precedenti alla libertà di espressione”, spiega la 5s, Alessandra Maiorino, “Il testo fa riferimento alla cosiddetta ‘definizione IHRA’ di antisemitismo, una formulazione fortemente controversa che equipara la critica allo Stato di Israele o al sionismo, all’odio antiebraico. Così, chiunque denunci i crimini di guerra, l’occupazione, l’apartheid o le politiche di apartheid e pulizia etnica di Netanyahu può essere etichettato come antisemita”.
Per Majorino “l’art. 3 del testo addirittura arriva a negare l’autorizzazione a qualunque manifestazione ponga ‘grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo’. Quindi vietato per legge criticare Israele e il suo governo”.
Anche in Israele è rivolta: ex funzionari della sicurezza e artisti contro Netanyahu
Intanto però lettere e petizioni si moltiplicano anche nella stessa Israele. Circa 600 funzionari della sicurezza israeliani in pensione, tra cui ex capi di Mossad e Shin Bet, ha scritto a Trump per fare pressione su Israele affinché ponga immediatamente fine alla guerra. “È nostra convinzione professionale che Hamas non rappresenti più una minaccia strategica per Israele”, si legge nella lettera.
E oltre mille artisti – attori e scrittori – hanno firmato un appello per il cessate il fuoco a Gaza e contro i crimini di guerra. “Come uomini e donne di cultura e arte in Israele, ci troviamo, contro la nostra volontà e i nostri valori, complici… della responsabilità dei terribili eventi nella Striscia di Gaza”, si legge nell’appello. “Chiediamo a tutti coloro che sono coinvolti nell’elaborazione e nell’attuazione di questa politica di fermarsi! Non impartite ordini illegali e non obbedite ad essi! Non commettete crimini di guerra!”, hanno affermato. Contro tale appello si è però schierato l’attore della serie “Fauda”, Idan Amedi, che ha accusato i colleghi di diffondere “fake news”, ricevendo le lodi del ministro della Cultura Miki Zokar.