L’Ocse taglia le stime sull’economia italiana: nel 2025 la crescita sarà solo dello 0,6%

L’Ocse taglia ancora le stime sull’economia italiana: nel 2025 la crescita sarà solo dello 0,6%. E per il 2026 le stime sono di +0,7%

L’Ocse taglia le stime sull’economia italiana: nel 2025 la crescita sarà solo dello 0,6%

L’Ocse lancia l’ennesimo allarme sulla crescita dell’economia italiana, ritoccando ancora una volta al ribasso le previsioni per i prossimi anni. Nel nuovo Economic Outlook pubblicato oggi, l’organizzazione con sede a Parigi stima per il 2025 una crescita del Pil limitata allo 0,6%, seguita da un modesto +0,7% nel 2026. Una revisione negativa di uno e due decimi di punto rispetto alle stime diffuse appena tre mesi fa, lo scorso marzo.

Secondo l’Ocse, l’Italia è fortemente esposta agli effetti delle nuove politiche commerciali restrittive introdotte dagli Stati Uniti, come l’aumento dei dazi sui beni provenienti dall’Unione europea. Un rischio non marginale, considerando che oltre il 10% delle esportazioni italiane di beni nel 2023 erano dirette proprio verso il mercato americano.

“Le interruzioni nelle politiche commerciali globali dovrebbero pesare sulla crescita – si legge nel rapporto –. Gli effetti indiretti potrebbero essere significativi, anche attraverso le catene globali del valore, come nel settore automobilistico, o per via di una domanda globale più debole”. A questo si aggiunge la concorrenza sempre più forte dei prodotti industriali cinesi e la volatilità dei prezzi dell’energia, che nei primi mesi del 2025 ha contribuito a un’accelerazione dell’inflazione.

L’Ocse taglia le stime sull’economia italiana: nel 2025 la crescita sarà solo dello 0,6%

Secondo il report, l’inflazione italiana è salita al 2,0% su base annua ad aprile, trainata dall’impennata del prezzo del gas. Il governo, per contrastare l’impatto sui redditi più fragili, ha attivato un nuovo piano di sostegno per le famiglie a basso reddito. Intanto, il calo dei prezzi di gas e petrolio registrato tra marzo e aprile sta iniziando a riflettersi in una lieve discesa dei prezzi alla produzione e al consumo.

L’Ocse fotografa anche una produzione industriale in sofferenza: a marzo 2025 era inferiore dell’1,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, segnando un trend negativo ormai protratto da oltre due anni. I settori più colpiti restano quelli legati all’automotive, con forti flessioni nella produzione di veicoli e componentistica. Gli investimenti, intanto, hanno risentito del rallentamento dell’edilizia residenziale, causato in larga parte dalla progressiva eliminazione del Superbonus, cominciata all’inizio del 2024.

Unico spiraglio positivo nei conti italiani è rappresentato dai consumi privati, che – secondo l’istituzione parigina – sono stati sostenuti da un aumento del reddito disponibile. A trainarlo, l’aumento dell’occupazione e dei salari, insieme a un’inflazione di fondo contenuta.

Il quadro complessivo, però, resta fragile. Nel 2024 il Pil italiano era cresciuto dello 0,7%, ma con segnali di indebolimento già nella seconda metà dell’anno. Ora, con un 2025 che si preannuncia ancora più incerto, l’Italia dovrà affrontare una congiuntura globale avversa e i limiti strutturali della propria economia, con margini di manovra sempre più stretti.