Ogni scusa è buona per precettare: così Salvini continua a cancellare il diritto di sciopero

Matteo Salvini ha precettato lo sciopero del trasporto ferroviario del 19-20 maggio. Per il ministro ogni scusa è buona per precettare.

Ogni scusa è buona per precettare: così Salvini continua a cancellare il diritto di sciopero

Ancora una volta. Ormai è un’abitudine. E ogni scusa è buona per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, per precettare uno sciopero. L’ultimo caso è quello della protesta delle sigle sindacali del trasporto ferroviario: lo sciopero era previsto per domenica 19 e lunedì 20 maggio. Era previsto, appunto, perché Salvini ha deciso di precettarlo. 

Lo sciopero era in programma dalle 3 di domenica alle 2 di lunedì 20 maggio. Ma non si può fare. E la motivazione di Salvini è legata al Gran Premio di Formula 1. Che si terrà a Imola nel weekend. E per il quale, secondo Salvini, non si può scioperare in nessuna parte d’Italia. 

La precettazione dello sciopero del trasporto ferroviario

In una nota, il ministro guidato da Salvini ha spiegato che la decisione è maturata “soprattutto in vista dell’importante weekend per gli appassionati di Formula 1, in quanto coincide con la manifestazione sportiva” di Imola. La giustificazione è che ci sarà un importante afflusso di turisti e appassionati, stimato in oltre 200mila persone. E lo sciopero, per il ministero “causerebbe notevoli ripercussioni e problemi di ordine e sicurezza pubblica”. Quindi alla fine si è disposto il “differimento” della mobilitazione. 

Sul tema Salvini ha spiegato che la decisione è stata presa per “garantire ad altri lavoratori di esercitare i propri diritti”. Per il ministro “non garantire alle persone di arrivare in sicurezza è un qualcosa che non potevo tollerare”. Certo, ha affermato, “il diritto allo sciopero è sacrosanto, ma non deve fermare il Paese”. Ma è davvero sacrosanto il diritto allo sciopero da quando Salvini è ministro?

Tutte le precettazioni di Salvini

Questa precettazione è solo l’ultima di una lunga serie per Salvini. Ha iniziato il 13 luglio del 2023, riducendo a 12 ore lo sciopero dei trasporti, peraltro con pochissime ore di preavviso. In quel caso la spiegazione era il troppo caldo: per il vicepresidente del Consiglio non si potevano lasciare gli italiani a piedi con 35 gradi. Come se causare un disagio non fosse proprio l’obiettivo degli scioperi. 

Passa qualche mese, arriva l’autunno e Salvini si scatena. Prima precetta lo sciopero del 29 settembre indetto da Usb: da 24 ore lo riduce a sole quattro ore. Così i sindacati decidono di spostare la protesta al 9 ottobre. Si arriva al 17 novembre, con lo sciopero nazionale di Cgil e Uil che riguarda anche i trasporti: Salvini lo riduce da otto a quattro ore, stavolta però i sindacati acconsentono. 

Passano solo dieci giorni e Salvini decide di precettare anche lo sciopero del 27 novembre. Che viene spostato al 15 dicembre. Ma, non contento, il ministro dei Trasporti precetta anche quello. Perché, dice, non si può bloccare il Paese a ridosso del Natale. Il diritto allo shopping è più importante di quello allo sciopero, insomma. La mobilitazione di Usb e Cobas viene quindi precettata, ma i sindacati che l’hanno organizzata hanno presentato ricorso. Accolto, anche se solo qualche mese dopo, dal Tar del Lazio: Salvini non poteva precettare lo sciopero. Eppure, la lezione non sembra esser servita e per il ministro dei Trasporti ogni scusa – anche un gran premio a Imola – è buona per impedire ai sindacati di scioperare.