Ora vediamo

di Gaetano Pedullà

Ci mancavano solo i sex toys sul conto spese della Provincia di Bolzano e il marito di Alessandra Mussolini che frequenta le baby squillo della Capitale. Politica e Paese reale si intrecciano su un piano sempre più basso. La palude, come l’ha definita Renzi, da dove oggi sapremo se c’è una possibilità o no di riemergere. Il Governo finalmente scoprirà le carte e capiremo se avremo di fronte un cura shock o l’ennesima aspirina con tirare giusto a campare. Il fuoco di sbarramento preventivo di Confindustria e sindacati non promette niente di buono. Così come non promettono bene le indiscrezioni che giravano fino a ieri sera su dove Renzi e Padoan troveranno i soldi. Se davvero il ministro del Tesoro non vorrà forzare i vincoli europei. come corso a rassicurare due giorni fa a Bruxelles, le strade restano poche. Più tagli alla spesa pubblica, affidati al commissario per la spending review Cottarelli. E partite di giro, attraverso triangolazioni come quella allo studio con la Cassa depositi e prestiti. Può bastare? No che non basta. Se Renzi non vuol fare la stessa fine di Letta dovrà mettere qualcosa di significativo nelle buste paga degli italiani, possibilmente senza limitarsi a chi percepisce i redditi più bassi, ma anzi tornando a dare ossigeno al cosiddetto ceto medio. Serviranno dunque non meno di dieci miliardi, ai quali vanno aggiunti i 60/70 miliardi necessari a saldare i debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni. Se poi sommiamo almeno altri 4 miliardi per il piano casa e per l’edilizia scolastica, il conto è stratosferico. Le nuove regole sul lavoro – queste però affidate a una legge delega che si prenderà i suoi tempi infiniti – faranno da ciliegina sulla torta. Sono rimaste solo poche ore prima di sapere se questa torta è commestibile o se – pubblicità a parte – non c’è niente da gustare.