Parla lo scrittore Roberto Saviano: “C’è un serio problema di tutela delle voci critiche contro il potere”

Questa politica briga con la stampa e intimidisce. La lotta alla mafia è questione culturale.

Parla lo scrittore Roberto Saviano: “C’è un serio problema di tutela delle voci critiche contro il potere”

Matteo Salvini non potrà essere processato per i suoi “insindacabili giudizi” su Carola Rackete. L’ha deciso il Senato e il ministro non ha proferito parola. Roberto Saviano, da scrittore sotto processo contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con che spirito vivi questa sproporzione?
“Mi domando come vivano questa sproporzione quei giornalisti e quegli scrittori italiani che, a differenza di me, non hanno avuto la possibilità, negli anni, di costruire rapporti, di trovare sponde ed interlocuzioni con la stampa straniera che, a differenza di quella italiana, è molto attenta ai casi di SLAPP. Credo che SLAPP sia peraltro una sigla del tutto ignorata dalla stampa italiana, vale quindi la pena spendere due parole per spiegare di che cosa si tratta. SLAPP sta per Strategic lawsuit against public participation che in italiano possiamo rendere con “azione legale strategica contro la partecipazione pubblica”. Esiste una coalizione di organizzazioni non governative che in Europa monitora i casi di SLAPP, li denuncia e si occupa di fare informazione al riguardo: la CASE (Coalition against Slapps in Europe). Sul processo avviato dalla premier Meloni contro di me, scrivono: “La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e le corti nazionali hanno chiarito che le personalità pubbliche, in particolare quelle che ricoprono ruoli politici, devono aspettarsi un grado più elevato di critica e controllo a causa della loro posizione di rilievo nella società. In questi casi, l’azione penale contro le voci critiche è considerata una violazione del diritto alla libertà di espressione, come indicato dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)”. Questo documento, che i media italiani ignorano è stato sottoscritto da OBC Transeuropa (OBCT), European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), European Federation of Journalists (EFJ), Index on Censorship, International Press Institute (IPI), ARTICLE 19 Europe, Justice for Journalists Foundation (JFJ), The Daphne Caruana Galizia Foundation, Blueprint for Free Speech, Meglio Legale, The Good Lobby. Ed è stato condiviso dall’English Pen. In Italia è fin troppo evidente che abbiamo un serio problema con il rispetto e la tutela delle voci critiche verso il potere. Sono tollerate solo le voci cerchiobottiste, quelle da un lato battono e dall’altro carezzano tutti”.

Una delle cose che mi ha colpito di più in questi giorni è il pensiero diffuso che Rackete fosse colpevole (e invece è stata assolta), che quel tuo “bastardi” fosse un’onta per le istituzioni (e invece era contro chi aveva criminalizzato i migranti e chiunque presti soccorso in mare). Come è successo che il falso sia diventato così popolare e inscalfibile?
“Il lavoro è stato certosino ed è iniziato tanti anni fa. Non solo, si è innestato nella totale mancanza di conoscenze sulle dinamiche geopolitiche in Africa, questo consente oggi a Giorgia Meloni di parlare impunemente di “piano Mattei per l’Africa” senza che nessuno sia in grado di capire l’inconsistenza delle sue parole. Non solo, tale è la mandanza di strumenti, che addirittura anche il totale fallimento di ogni suo approccio ai paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo può essere spacciato in Italia per un gran successo. La rimozione delle conoscenze anche scolastiche sulla Seconda guerra mondiale consente a Cirielli di riscrivere la storia e cancellare i crimini del colonialismo. E poi ditemi se l’obiettivo di queste signore e di questi signori non è riabilitare un passato del quale dovremmo vergognarci in eterno! Tornando alla domanda: oggi assistiamo solo all’ultimo atto di una mistificazione avviata da Marco Minniti. Quando Minniti era ai vertici del Viminale, è avvenuta da un lato la demolizione del modello di accoglienza e integrazione sperimentato con successo da Mimmo Lucano a Riace, dall’altro si è giunti al rinnovato accordo con la Libia (il precedente lo dobbiamo a Berlusconi e Gheddafi) e in ultimo, a coronare il percorso, bisognava avviare l’opera di criminalizzazione delle Ong, ponendo paletti alla loro possibilità di intervento, insinuando il dubbio che fossero in combutta con gli scafisti. È stato un lavoro sinergico, che ha visto coinvolti politica, magistratura e organi di informazione. Non credo di essere il solo a ricordare quel Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania, che a favor di telecamera paventava un disegno di sostituzione etnica da parte delle Ong, su cui gettava ombre sinistre che mai hanno trovato riscontro alcuno nella realtà dei fatti e giudiziaria. Ma il tribunale mediatico, ormai, ha già condannato”.

A proposito di falsità istituzionali. Il ministro Crosetto ha mentito parlando di un dirottamento che non è mai avvenuto. Il Guardian ha smontato la narrazione del ministro e dalle nostre parti nemmeno un plissé. Se nemmeno la verità intacca il governo significa che l’algoritmo per il potere è solo la narrazione? Come ci si oppone?
“Servirebbe un moto di orgoglio da parte degli organi di informazione. Questa politica si sente debole, e questo è un fatto: briga con la stampa, minaccia, manda messaggi e prova a intimidire e a bloccare le narrazioni come quella fatta dal Guardian. Ma davvero possiamo continuare a giustificarci dicendo: “tengo famiglia”? Qualche settimana fa ho recensito, su Sette, il libro della ministra Eugenia Roccella. La ministra ha reso pubblici i traumi che ha vissuto nella sua vita familiare. Voglio essere sincero: mentre leggevo il libro mi si stringeva il cuore, pensavo alle ferite, insanabili, che la famiglia ha procurato alla ministra Roccella. Mi sarei aspettato che qualcun altro, oltre me, si fosse premurato di sfogliare quel libro per valutare, magari con la consulenza di un esperto – qualifica che io non ho – se una persona con quei trascorsi e con quei traumi può effettivamente essere la persona più adatta per il dicastero che le è stato affidato, ovvero quello della famiglia, la natalità e le pari opportunità. Mentre leggevo mi veniva da pensare che la ministra deve aver confuso il suo abbandono con la stepchild adoption, finanche con la GPA solidale, dato che la perdona a cui è stata affidata nei primi anni di vita non aveva avuto figli, ma ne avrebbe voluti”.

Questo governo in pochi mesi ha reso legge i desiderata più sconci e indicibili in tema di migrazioni. Come vedi il presente e il futuro prossimo della rotta Mediterranea e della rotta balcanica?
“Tutto ciò che non è regolamentato, dal consumo di stupefacenti alla GPA solidale, dall’eutanasia ai flussi migratori, aprendo alla possibilità di accedere al mercato del lavoro europeo legalmente, ha conseguenze nefaste in termini di spregio totale dei diritti umani e di pericolo reale per la tenuta democratica. Naturalmente, non avendolo fatto i governi che hanno preceduto questo, non mi aspetto un sussulto di responsabilità proprio adesso. Vivremo anni terribili, in cui moriranno a migliaia in mare. Spesso non ne sapremo niente, perché i testimoni sono stati bloccati e le operazioni di salvataggio sono diventate operazioni di polizia, in cui più che dare i numeri, altissimi, dei salvataggi, si preferisce riportare notizie sugli arresti di presunti scafisti e trafficanti di esseri umani”.

Da intellettuale che lavora e crede nella forza della parola come valuti l’opposizione “culturale” oggi in Italia?
“Timida. Disunita. Campanilistica. Mi fermo perché l’ultima volta che ho ritenuto importante fare un appello agli intellettuali, proprio per unirci contro l’attacco alle Ong, mi sono arrivati tanti messaggi privati, ma pubblicamente solo in pochi hanno deciso di esporsi. Lo stesso quando ho raccontato come, durante la parata del 2 giugno, si volesse far passare in cavalleria un atto gravissimo. In privato tanti “hai ragione”, anche argomentati. Ma in pubblico si sceglie il silenzio”.

Eppure continuano a ripetere (non solo da destra) che “vedere fascismo dappertutto” faccia il gioco di Giorgia Meloni…
“Intanto “loro” stanno riabilitando il fascismo: mentre ci si affanna a dire che il fascismo non esiste, loro stanno facendo passare l’idea che c’è stato anche tanto di buono… Riusciamo ad avere la serenità di leggere come altamente pericolosa tutta la polemica sulla assurda distinzione della X MAS prima e dopo Borgese? Riusciamo a interpretare così le infelicissime uscite di La Russa? O le illazioni di Cirielli sul carattere generoso e non aggressivo degli italiani?”.

Noam Chomsky dice che il compito degli intellettuali non è più quello di guidare le masse ma di aiutare le persone a decifrare la propaganda della classe politica e a individuare le strutture di potere. C’è lo spazio qui in Italia per poterlo fare, ci sono i luoghi e i mezzi? E soprattutto, quanto costa a livello personale?
“Lo spazio è risicato e il costo, a livello personale, è altissimo. Anche perché i ministri di questo governo sono agguerriti e non hanno alcun problema a minacciare querele, a chiamare quotidiani e giornalisti. Chi fa informazione oggi in Italia non si sente affatto sereno”.

Nel frattempo l’antimafia sembra essere diventata un passatempo per pochi appassionati e privilegiati. La sua trasformazione da sistema criminale a sistema di potere ha segnato il passo per la sua “normalizzazione”? Noti anche tu un nuovo lassismo nella lotta alle mafie?
“Per Falcone e Borsellino era chiaro che fare antimafia era innanzitutto una questione culturale che doveva coinvolgere la società civile. Non è un dettaglio insignificante. Fare dell’antimafia una questione culturale significa dare spazio a questo tema e al dibattito che genera anche e soprattutto al di fuori dei contesti di riferimento. Forze dell’ordine e magistratura devono occuparsi di mafia. La cronaca giudiziaria è coinvolta, gli avvocati penalisti anche. Manca la società civile, l’unica forza realmente in grado di mettere in moto un cambiamento dal basso. Le mafie non si sconfiggono unicamente con azioni di polizia, né con le condanne, ma diffondendo una cultura della legalità. Sono moltissime le persone che si occupano di diffondere la cultura della legalità, ma è chiaro che questo accade in spazi angusti, dove è possibile raggiungere, di volta in volta, solo poche centinaia di persone. Il dibattito televisivo tende a concentrarsi sul segmento giustizialista: più carcere, maggiori condanne, pene più severe, eliminare le garanzie per gli imputati. Quante volte sentiamo dire l’idiozia che in italia non ci sarebbe certezza della pena? Per affrontare le mafie bisogna per prima cosa sottrargli ambiti di mercato da cui traggono le maggiori risorse… Ma a parlare di legalizzazione delle droghe si fa la figura del marziano. Poi bisogna necessariamente partire dalle carceri, renderle luoghi dignitosi, in cui per sopravvivere non deve essere necessaria la protezione delle organizzazioni criminali. Si entra in carcere per un banale furto e si esce affiliati. Il tempo per queste trasformazioni è passato, per pavidità non si è fatto nulla di quanto sarebbe stato necessario. Oggi dobbiamo solo fare resistenza, perché se una riforma seria delle carceri non è riuscito a farla il governo Gentiloni, dopo le energie e le risorse economiche spese per gli Stati generali dell’esecuzione penale promossi dell’ex guardasigilli Andrea Orlando, non ho alcuna fiducia che possa farlo questo governo, per cui chi sta in carcere, dentro, possibilmente, ci deve anche marcire. Con buona pace delle speranze che qualcuno aveva mal riposto in Carlo Nordio”.