Parlamento e verdetto Ue. Doppio test per la Manovra

Doppio test per la Manovra. Oggi c'è il temuto e atteso giudizio della Commissione europea. Prevedibile richiamo su riforme e Pnrr.

Parlamento e verdetto Ue. Doppio test per la Manovra

Doppio test per la Manovra 2024. Oggi c’è il temuto e atteso giudizio della Commissione europea. Il parere sul Documento programmatico di bilancio è basato sull’aderenza della legge di bilancio alle raccomandazioni di maggio. L’attesa è che non ci siano grandi sorprese dalla parte più numerica della Finanziaria. Mentre rispetto alla parte più politica del giudizio si attendono alcuni richiami. Nelle raccomandazioni di maggio oltre al risanamento graduale e sostenibile dei conti figurano tra l’altro, quella di un assorbimento efficace dei fondi europei, l’attuazione del Pnrr, il calo delle imposte sul lavoro, la corretta attuazione della legge delega sulla riforma fiscale, la razionalizzazione delle spese fiscali e l’allineamento dei valori catastali ai valori di mercato.

Doppio test per la Manovra. Oggi c’è il temuto e atteso giudizio della Commissione europea. Prevedibile richiamo su riforme e Pnrr

L’altra prova che attende la Manovra è quella col Parlamento. La scadenza per depositare gli emendamenti è fissata per oggi. Dalla maggioranza non ci sarà alcun emendamento, “l’obiettivo è quello di non stravolgere l’impianto della legge di Bilancio”, ha confermato ieri il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. Ma questo non significa che la Manovra non cambierà, a partire proprio dal capitolo più caldo delle pensioni per alcune categorie di dipendenti pubblici, fra cui i medici. Anche gli affitti brevi sono in cima alla lista, mentre sale il pressing bipartisan (Forza Italia e Partito democratico) sul rafforzamento del bonus psicologo.

La soluzione su cui si starebbe ragionando è limitare il pesante ricalcolo solo a chi andrà in pensione anticipata grazie al metodo contributivo, salvando chi va via avendo raggiunto l’età massima. A rischio, non dovesse cambiare l’articolo 33 della Manovra, non sono solo i medici e il comparto sanitario, non sono solo gli statali a cui sono affidate tante pratiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza ma anche altre categorie. “La ricerca pubblica è ‘Cenerentola’ anche per l’Inps: tutti sembrano averli dimenticati, e non ci si è accorti che circa due terzi dei 26.000 dipendenti degli Enti pubblici di ricerca (Epr) subiranno una forte decurtazione della pensione a causa dell’articolo 33 della manovra economica, che rivede il rendimento dei versamenti ‘ante 1996’ per alcune categorie di lavoratori pubblici”, ha affermato il coordinatore nazionale di Fgu (Federazione Gilda Unams) Dipartimento ricerca sezione Anpri Eleuterio Spiriti, che ricorda come il nuovo metodo di calcolo “può produrre una perdita di svariate migliaia di euro annui, fino a 11.000, sulla pensione in funzione degli anni di contribuzione e dello stipendio dell’epoca.

A ciò si aggiunge, comunque, l’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione pure per coloro che sono stati assunti dopo il primo gennaio 1996”. Così, “si fa cassa sugli studiosi, che oggi scontano una retribuzione media anche del 50% inferiore rispetto agli omologhi degli Stati più avanzati”. L’ipotesi di modifica di tale contestato articolo 33 della Manovra è però legata al nodo delle coperture: per garantire gli stessi risparmi della stretta in Manovra (oltre venti miliardi in vent’anni), la caccia alle risorse è ad ampio raggio e tra le ipotesi ci sarebbe anche un nuovo taglio all’indicizzazione delle pensioni più ricche (oltre 10 volte il minimo). Ma anche quest’ultimo capitolo è già nel mirino di sindacati e opposizioni.

In due anni il governo ha messo in cantiere una scure da migliaia di euro sulle rivalutazioni delle pensioni

Lo Spi Cgil accusa l’esecutivo di “fare cassa” sui pensionati. “Oltre ad essere riusciti nell’impresa clamorosa di peggiorare la legge Monti/Fornero, azzerando qualsiasi forma di flessibilità in uscita, – ha detto la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione – continua a tagliare per migliaia di euro la rivalutazione delle pensioni”. “Questo esecutivo con la legge di Bilancio dello scorso anno – spiega la segretaria nazionale dello Spi Cgil Tania Scacchetti – aveva introdotto sia per il 2023 che per il 2024 un meccanismo di rivalutazione fortemente penalizzante per le pensioni con trattamenti superiori a 4 volte il trattamento minimo, pensioni di poco superiori alle 1.600 euro nette, altro che pensioni ricche”. Le perdite per effetto della mancata rivalutazione si trascinano naturalmente negli anni e non sono più recuperabili. Nei fatti, per legge, si decide che non si possono garantire importi adeguati all’aumento del costo della vita. Nell’analisi del dipartimento previdenza della Cgil e dello Spi, si calcolano tagli pesantissimi sulle pensioni nel biennio 2023-2024, che raggiungono 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.786), fino ad arrivare a 4.849 euro lorde per un importo di pensione lorda pari a 3.840 euro (2.735 euro nette).

Sugli affitti brevi l’accordo in maggioranza, da trasferire nelle modifiche alla Manovra, prevede che la cedolare secca sulla prima casa messa a frutto rimanga al 21%, e salga al 26% solo dal secondo appartamento affittato. “Questo significa difendere la casa che riguarda il 75% delle persone in Italia”, ha sottolineato il ministro e vicepremier azzurro Antonio Tajani, ricordando l’altro aspetto collegato ovvero “la possibilità di avere la piattaforma che faccia emergere il sommerso che potrebbe fare entrare un miliardo se non più nelle casse dello Stato”. Si tratta del Codice identificativo nazionale per gli immobili affittati a fini turistici, una delle richieste degli azzurri finita in un emendamento al dl Anticipi, collegato alla Manovra. Ma se la maggioranza è disponibile a farsi mettere il bavaglio sulle proposte di modifica, non così sarà per le opposizioni.

Le opposizioni preparano una valanga di emendamenti

Domani si attende la presentazione da parte di Pd e M5S delle loro contromanovre. Sulla Manovra sia Pd sia M5S hanno svolto un giro di “contro audizioni” rispetto a quelle in corso in commissione a Palazzo Madama. Ed entrambe le forze politiche hanno nel cassetto pronti per essere tirati fuori una raffica di emendamenti alla Manovra. Pare che solo quelli del Movimento sfiorino quota mille. Sanità, pensioni, lavoro, politiche giovanili, interventi in materia di istruzione e ricerca, misure per la crescita e a sostegno degli investimenti: sono le macro aree su cui punteranno, per presentare alternative alle proposte della destra, i pentastellati. Temi non lontani da quelli su cui insistono i dem.

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