Partiti dal Kosovo 350 terroristi arruolati dall’Isis. Il generale Risi alle Camere: la piaga dei foreign fighters non è finita

Sul fronte terrorismo islamico, che nelle ultime settimane è tornato a seminare paure e lutti in Europa, un territorio delicato è il Kosovo. Vicina all’Italia e al cuore del vecchio continente, la Repubblica autoproclamatasi indipendente dalla Serbia 12 anni fa, è stata un serbatoio di risorse umane per l’Isis. A denunciarlo, audito ieri dalle commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato, è stato il generale di divisione Michele Risi, comandante della Forza multinazionale Nato in Kosovo. E proprio ieri con Pristina la ministra dell’interno Luciana Lamorgese ha stretto un accordo per la lotta al terrorismo e al crimine.

Il generale Risi ha precisato che, con il contributo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, la Forza multinazionale sta svolgendo un programma di recupero e reintegrazione definito ambizioso a favore dei combattenti affiliatisi all’Isis e delle loro famiglie, di ritorno da Siria ed Iraq. L’ufficiale ha quindi aggiunto che sono oltre 350 i foreign fighters partiti dal Kosovo tra il 2012 e il 2016. “Il nostro ruolo – ha sottolineato – consiste nel contribuire ai progetti di reintegrazione e al monitoraggio di situazioni di emarginazione sociale per un fenomeno che può avere risvolti sulla sicurezza di tutti i Paesi aderenti al Kfor”.

Una missione a cui attualmente l’Italia contribuisce con circa 580 militari delle varie forze armate su un contingente di 3.500 militari e di 27 nazioni, importante dunque anche per evitare che il terrorismo possa continuare a insanguinare le città europee. L’Italia ricopre inoltre la posizione di comandante delle forze ininterrottamente da 8 anni e continuerà a farlo con il successore di Risi, il generale Franco Federici, a partire dal 16 novembre.

Ieri inoltre la ministra dell’interno Luciana Lamorgese ha incontrato al Viminale il suo omologo kosovaro, Agim Veliu, con il quale ha sottoscritto un accordo bilaterale finalizzato a rafforzare la collaborazione di polizia nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale, il traffico di droga e di armi, la tratta di persone e il traffico illecito di migranti. Il nuovo accordo consentirà, come hanno assicurato i due ministri, di rendere strutturale la circolazione di informazioni, lo scambio di esperti e la programmazione di attività addestrativa. “il terrorismo internazionale rappresenta la nostra maggiore sfida”, ha specificato la Lamorgese.