Passi avanti sul salario minimo Ue. Via libera di Strasburgo ai negoziati con i Governi. Ma In Italia Draghi lo ha depennato dall’agenda

Procede a passo spedito l’Europa sulla strada del salario minimo. A dispetto di quanti continuano a ignorarlo. È il caso dell’Italia.

Passi avanti sul salario minimo Ue. Via libera di Strasburgo ai negoziati con i Governi. Ma In Italia Draghi lo ha depennato dall’agenda

Procede a passo spedito l’Europa sulla strada del salario minimo. A dispetto di quanti continuano a ignorarlo. È il caso dell’Italia. Mario Draghi ha deciso di far sparire dall’ultima versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza il riferimento allo strumento scelto da molti altri governi per contrastare il dumping salariale (leggi l’articolo). Fa scuola la Germania in cui il nuovo esecutivo intende portarlo a 12 euro l’ora.

Gli eurodeputati hanno deciso di avviare i colloqui con i governi dell’Ue sulla direttiva che mira a garantire a tutti i lavoratori dell’Unione un salario minimo equo e adeguato. Il Parlamento ha approvato il mandato per negoziare con il Consiglio Ue con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni. I negoziati possono iniziare non appena il Consiglio avrà concordato la propria posizione. La proposta di direttiva su un salario minimo mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie.

Gli eurodeputati propongono due possibilità per raggiungere questo obiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell’80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento.

DIBATTITO AL PALO. In Italia, sebbene esprimano parole di soddisfazione anche partiti come il Pd che fino a oggi hanno assunto sulla questione una posizione a dir poco ambigua, è solo il M5S che si è fatto carico di portare avanti la battaglia contro i bassi salari. Non a caso il leader Giuseppe Conte rivolge una domanda a tutti i leader delle forze politiche: “Volete alzare e rendere dignitosi gli stipendi degli italiani? Possiamo farlo già domani: in Parlamento c’è la proposta del M5S”.

Proposta che introduce una soglia minima inderogabile fissata a 9 euro. “Per noi quello sul salario minimo è un impegno preso con i cittadini ed era anche la condizione per appoggiare Ursula Von Der Leyen come presidente della Commissione Ue”, dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Il senatore di Leu, Francesco Laforgia, ha il buon senso di riconoscere che da noi “il dibattito politico sul salario minimo è al palo”. In Italia bisogna vincere anche le resistenze delle parti sociali. Sindacati e imprese vedono nel salario minimo una decurtazione del loro potere e vogliono poter continuare a contrattare i salari.

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