Pd, Bonaccini in corsa per il dopo Letta

Il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini scioglie le riserve dopo un lungo tira e molla: si candiderà alla guida del Pd.

La novità in casa Pd ieri è arrivata da Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia-Romagna ci fa sapere che sta ricevendo “molte sollecitazioni” (“è inutile che lo neghi”) “da tanti amministratori locali, iscritti, militanti e anche da persone che non ci votano più, ma che mi chiedono di provare a candidarmi per dare una prospettiva diversa al Pd”.

Il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini scioglie le riserve dopo un lungo tira e molla

Bonaccini ancora non scioglie la riserva e non ci dice se deciderà di scendere in campo per la segreteria ma in un certo senso ce lo lascia intendere: “Vedremo, è possibile che mi candidi – dice – ma non è questo il momento delle candidature o delle autocandidature”. Ma i veleni in casa Pd non finiscono.

Anche l’altro giorno nella partita sugli uffici di presidenza di Camera e Senato sui segretari d’Aula qualcosa tra i dem non ha funzionato dal momento che è stato impallinato alla Camera lo zingarettiano Stefano Vaccari, responsabile dell’organizzazione dei dem, dato per certo, e al Senato non ce l’ha fatta Daniele Manca, ex sindaco di Imola. Manca era stato candidato peraltro proprio in virtù delle proteste arrivate da Bonaccini che aveva scoperto che non c’era un rappresentante dell’Emilia-Romagna.

E ad ogni modo, complessivamente, le scelte per gli uffici di presidenza di Montecitorio e di Palazzo Madama hanno sollevato non poche proteste con Gianni Cuperlo che ha chiesto, senza avere risposte, quali siano stati i criteri che le abbiano determinate. E con il deputato Roberto Morassut che ha dichiarato che i nomi indicati rispondono ad “un pressoché esatto equilibrio tra vecchie e nuove correnti e che non contengono alcuna figura che sia stata effettivamente eletta dal tanto mitizzato ‘territorio’”.

Se la vice alla Camera è Anna Ascani (vicina all’area di Letta) e a Palazzo Madama è stata eletta Anna Rossomando (area orlandiana) le presidenti dei gruppi dem, Simona Malpezzi, e Debora Serracchiani sono espressione di Base Riformista. Mentre questore al Senato è un uomo di Letta come Marco Meloni mentre una segretaria d’Aula alla Camera come Chiara Braga è considerata vicina ad Areadem, corrente che fa capo a Dario Franceschini.

Per i primi giorni della prossima settimana, tra lunedì e martedì, è attesa la direzione per entrare nel vivo delle regole e dell’iter del congresso costituente. Il segretario uscente parla di primarie entro marzo, ma la strada per il congresso, segnata da diversi passaggi, è assai macchinosa. La sinistra del Pd da cui si presume uscirà il nome di un candidato per la corsa alla leadership è tutt’altro che monolitica.

Accanto all’area Orlando si passa dall’area che cresce attorno a Peppe Provenzano alla popolarità acquisita da esponenti liberi da correnti come Alessandro Zan e Elly Schlein, fino ad arrivare al capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Brando Benifei, promotore di una assemblea sabato 29 ottobre, con un titolo che sa già di mozione congressuale: “Coraggio Pd”. Andrea Orlando è dato in procinto di lanciare una sua iniziativa in vista del congresso che potrebbe caratterizzarsi come una discesa in campo diretta del ministro del Lavoro del governo Draghi o come un endorsement a favore di un candidato alla segreteria dem.

In questo secondo caso, il nome su cui Orlando potrebbe puntare è quello di Marco Sarracino. Quello del segretario provinciale del Pd di Napoli potrebbe essere uno dei nomi su cui puntare. Proveniente dalla sinistra area Orlando, ma valorizzato anche dal Nazareno come uno dei cinque giovani capilista under 35, Sarracino è stato uno dei protagonisti della campagna elettorale che ha portato all’elezione del sindaco Manfredi.

Nel totonomi rimane sempre il nome del sindaco di Firenze Dario Nardella su cui potrebbero convergere diversi esponenti dem di peso, a partire da Franceschini. Che a dire il vero aveva avanzato, nelle ore immediatamente successive la sconfitta elettorale, anche il nome di Vincenzo Amendola come candidato a traghettare il partito fino al congresso. Un nome che potrebbe tornare d’attualità quando il congresso entrerà nel vivo.

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