Il Pd di Letta ha perso la bussola. E chiede a Draghi una nuova rotta. Dalla legge elettorale alla politica estera non c’è visione. Mentre la minoranza dem spara sull’alleanza con i 5S

Dalla legge elettorale alla politica estera nel Pd di Letta non c’è visione. Mentre la minoranza dem spara sull’alleanza con il M5S.

Il Pd di Letta ha perso la bussola. E chiede a Draghi una nuova rotta. Dalla legge elettorale alla politica estera non c’è visione. Mentre la minoranza dem spara sull’alleanza con i 5S

Una missione per dare un senso a questa maggioranza e a questo governo. Non specifica quale, l’importante è che il premier indichi un prossimo traguardo oltre ai propositi già digeriti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei vaccini. Enrico Letta, nel corso del suo intervento alla direzione nazionale del partito, prova a darsi un po’ di tono, a uscire dal cono d’ombra e ad alzare la voce per dettare la linea dentro e fuori il suo partito. Ma più che pressing sull’attuale presidente del Consiglio la richiesta di una nuova “missione” sembra un modo per allungare la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, guardando al di là degli obiettivi per i quali è nato “il governo dei migliori”.

“Chiediamo a Draghi – dice Letta – di dare una nuova missione alla maggioranza, che non può limitarsi a stare insieme per inviare il Pnrr a Bruxelles e per i vaccini, ma deve avere chiara una direzione di marcia”. Ma è allo stesso Pd che pare mancare una direzione di marcia. Dopo che le schermaglie col M5S sul fronte delle amministrative non hanno prodotto alcunché, dopo – soprattutto – il tentativo fallito del segretario del Pd di far scendere in campo Zingaretti nella corsa al Campidoglio, Letta cerca di far rientrare il malcontento che nel partito serpeggia sui rapporti con i pentastellati. La minoranza dem ha ribadito tutte le sue perplessità. L’ex premier cerca di mediare. Non rinnega il filo aperto con i grillini ma il dialogo, dice, dev’esserci da una prospettiva diversa, quasi di superiorità, con l’orgoglio e la consapevolezza “che noi siamo il Pd”.

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Ci vuole un’identità forte, incalza, per non farci fagocitare. “Con alcuni alleati di governo pensiamo di poter fare un tratto di strada più lungo. Guardo con interesse all’evoluzione dei 5 stelle, ma nella logica che noi siamo il Pd e abbiamo l’ambizione di guidare il Paese con una coalizione di centrosinistra attorno. Non dobbiamo farci dettare l’agenda da altri”. Eppure non si capisce come si potrà percorrere questo tratto di strada assieme se su alcune questioni cruciali, come la giustizia, il Pd pare andare in direzione ostinata e contraria a quella indicata dai Cinque Stelle.

Se il Movimento ha bocciato le proposte calate sul tavolo dalla Commissione cui la Cartabia ha affidato il progetto di riforma penale, il Pd le ha sposate in pieno. E anche su altri temi Letta appare in difficoltà. Prendiamo la legge elettorale. Il partito, come si evince dalla direzione nazionale, spinge per il proporzionale. Nonostante il suo segretario abbia detto di preferire il maggioritario. Tant’è che Letta non chiude ma rinvia il confronto: con la pandemia da sconfiggere, non è il momento di impegnare il Parlamento in questa discussione. E invita a scindere la riforma dalle “convenienze politiche del momento”.

Ma ondivaga è la guida del partito anche su temi nevralgici di politica estera. Enrico Letta, qualche giorno fa, si è ritrovato con il centrodestra e il resto della maggioranza che sostiene l’esecutivo Draghi (eccezion fatta per Leu) nel ghetto di Roma. Di fronte alla sinagoga, la comunità ebraica della capitale aveva organizzato un presidio di solidarietà al “suo popolo” e l’ex premier si è ritrovato sul palco accanto a Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maria Elena Boschi mentre risuonava l’inno nazionale di Israele. Un’uscita che non è piaciuta a molti e ora il segretario dei dem prova a metterci una pezza. “Chiediamo con forza che l’Ue intervenga per chiedere il cessate il fuoco e fermare la over-reazione di Israele, che va oltre la legittima difesa”, afferma. Quanto basta, insomma, per dire che il Pd prima di chiedere la rotta a Draghi deve ritrovare la bussola che sembra aver smarrito.