Pensioni, la beffa degli aumenti del 2026: gli importi crescono solo di una decina di euro

L'aumento delle pensioni per l'adeguamento all'inflazione nel 2026 si trasforma in una beffa, con importi più alti di pochissimi euro.

Pensioni, la beffa degli aumenti del 2026: gli importi crescono solo di una decina di euro

Un aumento che sa di beffa. Per le pensioni l’incremento legato all’inflazione, la cosiddetta perequazione, sarà di pochi euro. Con ritocchi che, considerando l’Irpef e le addizionali, nel 2026 andranno da tre a 17 euro, come sottolinea l’analisi di Cgil e Spi.

Il sindacato fa i conti sul decreto del Mef del 19 novembre che prevede un aumento dell’1,4% a partire da gennaio 2026. Aumenti che, però, sono minimi per quanto riguarda l’importo netto e così il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione è una vera e propria beffa. Soprattutto dopo le crescite record dei prezzi negli scorsi anni. Ma quanto aumenteranno le pensioni l’anno prossimo? Entriamo nel dettaglio.

Quanto aumentano davvero le pensioni nel 2026

I vantaggi nel 2026 per i pensionati saranno minimi. Partiamo dalla pensione minima: aumenterà di 3,12 euro a quota 619,79. Per una pensione di 632 euro, invece, l’importo cresce di 9 euro a 641 euro. A 841 euro il beneficio resta sempre di 9 euro mentre con mille euro di pensione il vantaggio l’anno prossimo sarà di 11 euro. Invece a quota 1.500 euro lordi parliamo di 17 euro mensili in più. Numeri che “dimostrano “come non solo non si recuperi la perdita accumulata, ma si prosegua su una strada che impoverisce ulteriormente chi vive già con redditi insufficienti”, accusano i sindacati.

La beffa dell’importo netto quasi fermo

C’è poi da considerare, segnala la Cgil, lo scarto tra lordo e netto. Nell’analisi del sindacato si prendono gli importi del 2022 e si confrontano con quelli del 2026. Per esempio dagli 800 euro lordi del 2022, si sale a 932 euro del 2026 sempre lordi, un incremento del 16,46%. Ma il netto cresce molto meno, da 757 a 850 euro, ovvero il 12,27%. Simile il discorso intorno ai mille euro lordi del 2022: si è passati a 1.165 euro lordi, ovvero il 16,46% in più ma un netto più basso, che passa da 898 a 1.014 euro (+12,93%).

La differenza sta tutta nelle aliquote medie Irpef, che su una pensione di 800 euro lordi passano dal 5,38% del 2022 all’8,78% del 2026. Su 1.500 euro si passa dal 17,07% al 18,42%. E così una quota della rivalutazione “finisce per essere assorbita dal Fisco”, trasformando la perequazione “in un meccanismo che contribuisce soprattutto al recupero del gettito fiscale eroso dall’inflazione”.