Non sono le fiamme che ardono vivi i bambini di Gaza a smuovere improvvisamente la stampa e, ora, la politica. Non è la coscienza a tirare i fili: è il consenso. La politica è un animale molto più stupido di quanto sembri. Vira quando annusa la possibilità di perdere voti, ritrova la parola quando la vergogna ha già macchiato le sue azioni e le sue omissioni.
La notizia rilanciata dai quotidiani cosiddetti progressisti di una “grande manifestazione” del centrosinistra per fermare il genocidio che si consuma a Gaza è il ravvedimento tardivo nel tentativo di recuperare posizioni. La politica si muove dopo che i giornalisti si sono vergognati di aver contribuito al silenzio intorno all’eccidio. Ben venga, dice qualcuno, che si muovano anche se tardi. Ben venga, verrebbe da dire, che ora non siano più antisemiti coloro che pretendevano e pretendono reazioni contro il governo di Netanyahu, che sotto gli occhi del mondo si è trasformato in un laboratorio di distruzione.
Manifestare, però, non è abbastanza. Le voci e le bandiere sono roba dei cittadini, che da mesi subiscono la censura sbirresca messa in atto dal governo. Nel centrosinistra italiano c’è il Partito Democratico, che a Bruxelles è una gamba importante del sostegno a Ursula von der Leyen. Obbligare fin da subito questa Commissione europea, che tuona contro il ricercato internazionale Putin ma tace sul ricercato internazionale Netanyahu, è un passo necessario, da compiere immediatamente.
Mettere con le spalle al muro il governo italiano, che continua a fare affari militari con Israele, senza paura, è un’azione politica da portare in Parlamento già domani. Sanzionare e interrompere ogni relazione con il governo israeliano è ciò che spetta alla politica. Non basta sfilare.