Per Radio Radicale c’è un’ipotesi di matrimonio con il servizio pubblico. Il 21 maggio scade la convenzione per la copertura delle sedute del Parlamento

Se ne parla ciclicamente da anni di un possibile matrimonio tra la Rai e Radio Radicale

Se ne parla ciclicamente da anni. E si sta riproponendo ora: l’ipotesi di un matrimonio tra la Rai e Radio Radicale. L’ipotesi di cui si starebbe discutendo sarebbe quella di integrare l’emittente nel canale tv istituzionale, che il contratto di servizio impone alla Rai di creare: l’enorme archivio della Radio diretta da Alessio Falconio sarebbe certamente utile. Ma non è tutto. Il 21 maggio scade la convenzione tra Radio Radicale e il Mise per la copertura delle sedute del Parlamento. Una convenzione dimezzata, con l’ultima Manovra finanziaria, da 8 a 4 milioni netti l’anno. Esattamente la somma che Radio Radicale sborsa per sostenere i soli costi industriali dei propri impianti di trasmissione (285 contro i 120 della Rai in 20 regioni) che coprono l’80% della popolazione. Un affare che potrebbe rivelarsi vantaggioso per tutti.