Per un contagiato su 5 tampone positivo alla variante inglese. Allarme dell’Istituto superiore di Sanità. In 6 settimane può sostituire il virus

Per un contagiato su 5 tampone positivo alla variante inglese. Allarme dell’Istituto superiore di Sanità. In 6 settimane può sostituire il virus

L’incubo delle varianti è diventato realtà. Sì, perché in Italia è arrivata prepotentemente la variante inglese. Registra il 17,8 per cento di incidenza, quasi un positivo su cinque. E’ quanto emerge dai risultati della flash survery dell’Istituto superiore della Sanità (Iss), Ministero della Salute e laboratori regionali. Nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25 per cento, in Germania sopra il 20 per cento), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi.

La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Da nord a sud è quindi partita la caccia alle mutazioni. Ricapitolando sono tre le varianti sotto la lente di ingrandimento. La variante inglese è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre. Ha una trasmissibilità più elevata, è ipotizzata anche un maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini.

La variante sudafricana è stata isolata per la prima volta nell’ottobre 2020 in Sud Africa, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 28 dicembre. Ha una trasmissibilità più elevata e sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino. Si studia se possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da Covid-19. La variante brasiliana è stata isolata per la prima volta nel gennaio 2021 in Brasile e Giappone. Al 25 gennaio 2021 è stata segnalata in 8 paesi, compresa l’Italia. E’ caratterizzata anche questa da una trasmissibilità più elevata e sembra possa diminuire l’efficacia del vaccino.

Al momento non c’è evidenza scientifica sulla possibilità che possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da Covid-19. Ma a queste varianti i vaccini come rispondono? Secondo l’Agenzia Europea del Farmaco i vaccini prodotti da Pfizer e Moderna “sembrano altamente efficaci contro le nuovi varianti di Covid entrambi i vaccini con Rna messaggero”. Risultati rassicuranti sulla variante inglese, più complicata invece la situazione con quelle sudafricana e brasiliana. Uno studio dell’Università di Oxford asserisce una risposta immunitaria efficace di Pfizer sia sulla variante inglese che su quella sudafricana.

Timori sull’efficacia del farmaco AstraZeneca erano stati sollevati sulla possibilità di un’efficacia limitata contro la variante sudafricana, considerata più contagiosa e largamente responsabile della seconda ondata dell’epidemia in sud Africa. Il colosso farmaceutico anglo-svedese AstraZeneca conferma di aver avviato ricerche per un aggiornamento del vaccino anti Covid realizzato assieme all’università di Oxford: aggiornamento che si punta a rendere più specificamente tarato ed efficace contro le nuove varianti del coronavirus e che si prevede di rendere disponibile in autunno.