Perché l’esercito italiano sposta le armi? La verità del video girato a Sulmona che preoccupa sui social

Perché l’esercito italiano sposta le armi? Qual è la verità che si cela dietro al video girato a Sulmona e che è diventato virale sui social?

Perché l’esercito italiano sposta le armi? La verità del video girato a Sulmona che preoccupa sui social

Perché l’esercito italiano sposta le armi? Qual è la verità che si cela dietro al video girato a Sulmona e che è diventato virale sui social?

Perché l’esercito italiano sposta le armi? Il video virale sui social che preoccupa gli utenti

Sui social media, stanno circolando in modo sempre più insistente alcune immagini che mostrano i mezzi dell’esercito italiano mentre spostano le armi. I mezzi sono stati filmati mentre entravano e uscivano dal sito militare di Colle San Cosimo, situato in prossimità della città di Sulmona, comune in provincia de L’Aquila, in Abruzzo. Il luogo è da tempo adibito a deposito dell’esercito italiano ed è stato frequentemente oggetto di interrogazioni parlamentari.

In questo contesto, gli insoliti movimenti dei mezzi militari hanno destato preoccupazione tra la popolazione locale e hanno suscitato l’interesse della stampa locale. In particolare, è stato diffuso un video che mostra l’andirivieni dei veicoli in località Colle San Cosimo.

Il Segretario di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, ha condiviso il video sul suo account Facebook, denunciando: “Queste immagini mi arrivano dalla Valle Peligna in Abruzzo. Questi mezzi militari si dirigono verso il deposito militare di Monte San Cosimo (il più grande in Abruzzo e uno dei più grandi del Centro-Sud d’Italia) che non è mai stato né chiuso né dismesso”.

Inoltre, facendo riferimento al periodo della Guerra Fredda, ha spiegato: “Era segretissimo e noi pacifisti, in primis Mario Pizzola di Sulmona, chiedevamo la smilitarizzazione. Qualora l’Italia dovesse essere coinvolta nella guerra San Cosimo sarebbe un obiettivo sensibile di primaria importanza per i missili russi. Lo era e lo è ancora. Come mi ha ricordato proprio Mario nel 1986, in occasione della crisi con la Libia, il deposito di Monte San Cosimo venne posto in stato di allerta. Fermiamo la guerra in cui ci stanno trascinando governo Draghi e parlamento, compresa la finta opposizione di destra”.

La verità del video girato a Sulmona e la storia del deposito di Colle San Cosimo

Il Segretario di Rifondazione Comunista, tuttavia, ha anche precisato che appare difficile stabilire un nesso tra la guerra in Ucraina e il movimento di mezzo militari a Colle San Cosimo. Acerbo, infatti, ha ricordato che sono “mesi” che i veicoli sono in transito: “Non è da quanto è iniziata la guerra, spesso c’è un via vai di camion”.

Le parole del politico sono state avvalorate anche dai commenti di molti utenti, che hanno confermato il continuo andirivieni dalla base di Sulmona.

Lo spostamento, quindi, non è necessariamente da ricollegare al conflitto russo-ucraino né deve destare angoscia e preoccupazione. È quasi certo, infatti, che l’allarmismo eccessivo scatenato dal video sia stato esacerbato dalla preoccupazione legata alla guerra in Ucraina. Al momento, però, come già asserito, non ci sono elementi che dimostrano che i movimenti siano connessi al conflitto.

Il deposito militare di Colle San Cosimo è stato istituito nel 1939, prima della Seconda Guerra Mondiale, ed era stato destinato ad accogliere la fabbrica di esplosivi della Montecatini Nobel. Nel 1954, il deposito è stato riconsegnato dalla ditta al Ministero della Difesa.

Il sito ha un’estensione di 1.334.000 metri quadrati ed è percorso da 10 chilometri di strade, 15chilometri di tubazioni di acqua industriale, bocchette antincendio, 15 chilometri di fognature, 20 chilometri di elettrodotti ad alta e bassa tensione, linee telefoniche interne e circa 30 chilometri di tubazioni per l’acqua potabile. Comprende più di 40 edifici e beneficia di 3 chilometri di allacciamento alla rete delle Ferrovie dello Stato presso la stazione di Pratola Peligna.

Il sito, dunque, appare come una completa città militare che, in passato, si era proposto di trasformare in un centro per la protezione civile.