Petroliere e negazionista alla guida della Cop28. Ma a Meloni sta bene così

La Cop28 è presieduta dal petroliere e sultano Ahmed Al Jaber. Il M5S chiede al governo di dissociarsi.

Petroliere e negazionista alla guida della Cop28. Ma a Meloni sta bene così

Se già non bastavano le perplessità sulla Cop28 affidata agli Emirati Arabi Uniti e presieduta dal petroliere e sultano Ahmed Al Jaber, a togliere ogni dubbio su un evento nato male e che rischia di finire peggio ci ha pensato lo stesso organizzatore che si è lasciato andare a commenti negazionisti del cambiamento climatico.

La Cop28 è presieduta dal petroliere e sultano Ahmed Al Jaber. Il M5S chiede al governo di dissociarsi

Dichiarazioni impresse in un video pubblico, smentite ieri in modo grossolano dal sultano che si è appellato alla solita storiella delle “frasi estrapolate dal contesto”, che hanno scatenato un putiferio di reazioni internazionali e non. Un dibattito arrivato perfino in Italia con il vicepresidente M5S della Camera e già ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ieri ha incalzato il governo di Giorgia Meloni per sapere cosa intenda fare davanti alle farneticanti affermazioni del petroliere emiratino: “In queste ore abbiamo ascoltato la vera voce del presidente della Cop28: Al Jaber ha detto, in un incontro online prima dell’inizio della Cop28 di Dubai che presiede, che uscire dal fossile non contribuirebbe veramente alla lotta al cambiamento climatico e che ci riporterebbe all’età delle caverne. Ecco cosa succede ad affidare il delicato compito della mediazione climatica a chi guida la compagnia petrolifera di Stato del Paese ospitante”.

Proprio per questo il pentastellato ritiene che davanti alle “perplessità iniziali delle Ong e degli attivisti di tutto il mondo non erano ideologia ma giusto scetticismo. Un gruppo di scienziati, capitanati da uno dei più autorevoli climatologi del mondo, Michael Mann, ha chiesto le dimissioni del presidente della Cop28. Adesso il governo italiano ha il dovere di prendere posizione e di dirci come intenda agire in merito a una vicenda così grave, che getta un’ombra sul lavoro di migliaia di persone e sulla più grande e importante sfida globale alla quale siamo tutti chiamati a contribuire”. A nulla è servito le strampalato tentativo con cui Al Jaber ha provato a tirarsi fuori dalle fragorose polemiche.

Il petroliere già ministro di Stato emiratino e tutt’ora amministratore delegato di Adnoc, colosso petrolifero pubblico di Abu Dhabi, nel video diventato virale aveva detto che “non esiste alcuna scienza” che indichi “la necessaria eliminazione graduale dei combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi”, aggiungendo che “l’addio a carbone, petrolio e gas riporterebbe il mondo alle caverne”. Frasi inequivocabili per le quali si è giustificato affermando di “rispettare le raccomandazioni della scienza sul cambiamento climatico, sono ingegnere, ho rispetto nella scienza, sono un economista e combino la passione per la scienza e il business. La scienza è al centro del mio progresso nella carriera. Rispetto numeri e dati”.

Non solo la difesa del nucleare. La conferenza di Dubai spinge pure i combustibili fossili

Poi ha spiegato che “la scienza dice che dobbiamo raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e ridurre le emissioni del 43% entro il 2030” per contenere l’aumento medio della temperatura globale, ribadendo che “la riduzione e l’uscita dai combustibili fossili sono inevitabili” e dicendosi “sorpreso dai tentativi ripetuti di minare il lavoro della presidenza della Cop28”. Insomma una retromarcia a 360 gradi che non ha convinto nessuno, tanto più perché Al Jaber pochi giorni fa è finito al centro della denuncia della Bbc per un possibile conflitto d’interesse in quanto avrebbe approfittato del suo ruolo per intavolare affari con delegazioni governative di Paesi stranieri in materia di idrocarburi. Guarda caso affari a cui la stessa Adnoc sarebbe interessata, sempre secondo quanto riferisce la rete britannica, anche se Al Jaber ha smentito tutto sostenendo che siano invenzione della stampa.

Insomma sulla Cop28, chiamata a dare soluzioni rispettose dell’ambiente, ci sono state poche luci ma tante ombre. Dalla conferenza è stato partorito solo il fondo per ristorare i danni causati dal cambiamento climatico e subiti dai Paesi in via di sviluppo mentre i leader mondiali si sono limitati a fare nuove aperture al nucleare, descritto come la medicina necessaria per questi tempi con gli Stati Uniti che hanno affermato di voler triplicare la produzione elettrica da fissione entro il 2050. Ritorno all’atomo che è un tema caldo anche per la politica italiana – visto che le destre spingono sull’argomento – con il ceo di Cassa depositi e prestiti, Dario Scannapieco, che ieri ha aperto: “Bisogna essere aperti a tutte le opportunità.

Alla Cop28 a Dubai si è parlato molto di nucleare, escludere ideologicamente il nucleare dalle possibilità delle fonti per il futuro, secondo me, è sbagliato” visto che “quello di oggi è una cosa molto diversa (rispetto al passato, ndr)” e che “si sta andando verso una fusione nucleare”. Insomma alla fine della fiera la Cop28 ha portato a crescere ulteriormente il partito dell’atomo che di giorno in giorno acquista nuovi sostenitori, con buona pace per due referendum popolari con cui gli italiani hanno detto ‘no grazie’ al nucleare.