Phica.eu, lo scandalo della piattaforma porno che potrebbe riscrivere le regole del Web. Il Pd chiede la fine dell’anonimato in Rete

Dopo la scoperta delle centinaia di immagini anche di politici sul sito porno Phica.eu, si leva la richiesta di regole e filtri per la Rete

Phica.eu, lo scandalo della piattaforma porno che potrebbe riscrivere le regole del Web. Il Pd chiede la fine dell’anonimato in Rete

Uno scandalo che potrebbe portare a nuove regole sull’anonimato in rete. È quello delle foto intime di donne inconsapevoli pubblicate e manipolate su siti e forum a luci rosse sulla piattaforma “Phica.eu“, ora irraggiungibile. Non un evento isolato, basti pensare che segue di soli pochi giorni la scoperta della pagina social “Mia Moglie”, dove i mariti caricavano migliaia di immagini delle loro consorti, a loro insaputa, per poi commentarle.

Phica è un caso diverso

Ma il caso di Phica è diverso, primo perché sta facendo discutere più dei precedenti, soprattutto perché tra le vittime ci sono numerose personalità politiche, di tutti gli schieramenti. Da qui lo sdegno generale, i comunicati delle più alte cariche dello Stato (Ignazio La Russa: “fatto gravissimo”; Lorenzo Fontana: “atto odioso che mina la dignità e il rispetto dovuti a ogni persona” e “comportamenti che vanno condannati e contrastati con fermezza”) e la richiesta di rapide indagini per individuare i colpevoli.

Chiesta la fine dell’anonimato in Rete

Secondo perché questo schifoso episodio potrebbe avere conseguenze di ben più ampia portata sulle regole di utilizzo del Web. Numerosi parlamentari – soprattutto del centro-sinistra – infatti da ieri invocano misure più efficaci per contrastare un fenomeno in rapida espansione, a partire dalla fine dell’anonimato in Rete. Un tema del quale si discute da decenni, divisivo, che va a toccare una delle pietre miliari del popolo della Rete.

Il dem Francesco Verducci, per esempio, auspica “nuove regole e codici per tutti i mezzi di comunicazione” a partire dai social. Ma sono le donne, giustamente, le più inferocite.

Lorenzin: “Denuncio e cambiamo le regole”

Come Beatrice Lorenzin (anche lei tra le vittime inconsapevoli): “Io denuncio. Lo faremo tutte. Ma vogliamo di più: basta anonimato sul web”, ha detto ieri. “Sottostimare l’anarchia selvaggia che prospera sul web grazie all’anonimato e a un generale senso d’impunita non è più sopportabile. Non esiste una realtà parallela”, aggiunge la senatrice Pd, per la quale il Web “non può essere terra di nessuno, dove ogni giorno si alimentano siti che propugnano qualsiasi nefandezza a partire dalla cultura dell’odio contro le donne. Dopo anni di discussioni che non hanno prodotto nulla, è ora d’introdurre l’obbligo di identità digitale sul web e estendere la legge sul revenge porn, includendo l’oscuramento immediato dei siti e dei forum che diffondono immagini senza consenso, nonché l’applicazione di pene adeguate e certe sia per chi gestisce questi spazi online, sia per chi pubblica o condivide tali contenuti. Solo così sarà possibile intervenire con rapidità contro piattaforme che prosperano nell’anonimato e nell’impunità”.

“Dare regole alla Rete”

“Scandalizzarci non basta, dobbiamo anche cominciare da legislatori a dare regole a una rete che sembra una savana in cui notizie, immagini e dati sono preda di qualunque spregiudicato”, aggiunge la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, dopo aver scoperto di essere anch’essa tra le donne finite su Phica. “Impressiona pensare a quante persone sciolgono le briglie alla loro aggressività becera e vile, nascoste magari dall’anonimato, mentre nella vita di ogni giorno appaiono insospettabili. Qui si tratta proprio di cambiare una mentalità radicata”.

Maiorino: “Identità certa per l’accesso alle piattaforme porno”

E l’M5s Alessandra Maiorino richiama tutti a un generale “bagno di realtà”. “Questo è il porno nel XXI secolo, e chi cade dal pero trasecolando, ha trascorso gli ultimi 20 anni su Marte. Il Far west del web è esattamente questo”, spiega in un messaggio social. E vi dirò di più: la sottrazione di foto pubbliche o private è davvero il minimo, ma proprio il minimo che può succedere”.

Secondo Maiorino “Ci sono migliaia di reclutatori su tutte le piattaforme social, proprio tutte, anche quelle ‘family friendly’ che adescano le ragazzine, fanno ‘grooming‘, come si dice in gergo tecnico, e le avviano alla pornografia e alla prostituzione, il tutto mentre i genitori sono tranquilli seduti accanto a lei”, continua.

“Ci vogliamo svegliare oppure vogliamo continuare a indignarci un giorno sì e l’altro pure senza comprendere il mondo in cui noi adulti siamo ospiti e i nostri ragazzi nativi senza guida? Educazione affettiva e sessuale nelle scuole, e divieti veri di accesso a qualunque piattaforma pornografica senza certificazione autentica di identità”, conclude.