Più licenziamenti per tutti. L’Inps svela il lato oscuro del Jobs Act: +30% di interruzione del rapporto lavorativo per giusta causa

L'Inps ha svelato il lato oscuro della riforma del Joba Act: l'aumento in 2 anni del 31% dei licenziamenti per giusta causa. E calano anche le assunzioni.

L’effetto Jobs Act è finito. O meglio: finita la spinta degli sgravi, iniziano a emergere le prime crepe. L’Inps ha così svelato il lato oscuro della riforma del mercato del lavoro: l’aumento in 2 anni del 31% dei licenziamenti per giusta causa. Insomma, la riduzione delle tutele, con l’abbattimento dell’articolo 18, sta provocando le sue conseguenze.

E rallentano anche i nuovi contratti. “Il rallentamento delle assunzioni ha riguardato principalmente i contratti a tempo indeterminato: –395.000, pari a –32,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015. Come già segnalato nell’ambito dei precedenti aggiornamenti dell’Osservatorio, il calo va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%)”, riferisce l’Osservatorio dell’Istituto di previdenza.

Inoltre l’Inps rileva: “Nei primo otto mesi del 2016 le assunzioni con esonero contributivo biennale sono state pari a 247.000, le trasformazioni di rapporti a termine che beneficiano del medesimo incentivo ammontano a 84.000, per un totale di 330.000 rapporti di lavoro agevolati. Nel 2016, i rapporti di lavoro agevolati rappresentano il 32,8% del totale delle assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato. Nel 2015, l’incidenza delle assunzioni e trasformazioni agevolate (con abbattimento totale dei contributi a carico del datore di lavoro per un triennio), sul totale delle assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato, era stata pari al 60,8%”.

Sul capitolo-voucher, l’Inps annota un incremento ulteriore (precedente comunque al decreto correttivo che vuole limitarne l’uso): “Nel periodo gennaio-agosto 2016 sono stati venduti 96,6 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro,con un incremento, rispetto ai primi otto mesi del 2015, pari al 35,9%. Nei primi otto mesi del 2015, la crescita dell’utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 71,3%”.