“Più risorse per la Sanità dal privato al pubblico, anche per gli interventi chirurgici”: parla il vicepresidente di Sanimpresa, Corazzesi

Parla il vicepresidente di Sanimpresa, Luigi Corazzesi: "Si può estendere l'intramoenia anche agli interventi".

“Più risorse per la Sanità dal privato al pubblico, anche per gli interventi chirurgici”: parla il vicepresidente di Sanimpresa, Corazzesi

Sanimpresa celebra i suoi 20 anni di attività. Luigi Corazzesi, vicepresidente della cassa sanitaria, di cosa si occupa Sanimpresa e quali sono le iniziative per celebrare questo traguardo?
“Sanimpresa è un fondo sanitario, una cassa di assistenza integrativa e non sostitutiva del Servizio sanitario nazionale, che è tra i migliori al mondo pur riscontrando problematiche nel rispondere a tutte le richieste. Per questo motivo abbiamo fondato una cassa no profit, che non è a scopo di lucro e che nasce dal settore del commercio, dei servizi e del turismo. Le imprese versano una quota alla cassa, un obbligo per il settore di commercio, turismo e servizi. Poi la cassa ha aperto anche ad altre categorie del mondo del lavoro, se vogliono entrare possono farlo agli stessi costi, cioè 288 euro l’anno, circa 70 centesimi al giorno. Poi l’abbiamo aperta al nucleo familiare, ai titolari di pmi delle aziende iscritte alla cassa e ai pensionati già iscritti da almeno cinque anni, fino al 100esimo anno di età. Siamo una cassa includente, solidale, non corporativa. Prima era una cassa solo per la provincia di Roma, da gennaio è estesa a livello regionale. Attualmente conta circa 150mila iscritti. Quest’anno faremo venti anni dalla nascita, che celebreremo il 16 giugno, dalle 9 alle 14, all’Acquario romano. In quella circostanza non sarà solamente un impegno celebrativo, ma presenteremo a Comune, Regione e ministero della Salute anche una ricerca fatta con Tor Vergata sullo stato di salute del Servizio sanitario”.

C’è anche dell’altro?
“Nella mia relazione ricorderemo i punti più importanti di questi 20 anni e poi avanzeremo una proposta per una tavola rotonda tra cassa e istituzioni per capire come si possono mettere più risorse private nel pubblico. Dato che il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di nuovi finanziamenti, noi poniamo questo tema. Attualmente se uno deve fare una risonanza magnetica o alcune visite particolari, ci vogliono mesi di attesa. Ma se uno va al cup e paga in intramoenia in una settimana riesce a fare quell’accertamento. Se il Ssn ha aperto l’intramoenia per le visite specialistiche, perché non lo apre anche per la parte chirurgica, con la possibilità di operarsi in pubblico con il pagamento in privato? Così si metterebbero molto risorse nel Servizio sanitario nazionale. Pensiamo che oggi gli iscritti alle casse sono oltre 16 milioni, che investono 7-8 miliardi per dare risorse ai privati. Se la fiscalità generale favorisse questo modello di contrattazione, potrebbe raggiungere tutti i 26 milioni di lavoratori dipendenti (non solo i 16 che oggi già versano). Se poi si facilita l’accesso ai fondi anche per familiari e pensionati, allora potremmo raggiungere una copertura per tutti gli italiani. Significherebbe aumentare di un terzo le risorse per l’assistenza ai cittadini, con un contributo fino a 30-40 miliardi. Se i soldi li diamo dal privato al pubblico, garantiamo un servizio nel rispetto della Costituzione”.

Questo modello è sostenibile per le casse integrative o rischia di avere costi aggiuntivi?
“Certo, con le stesse risorse che si pagano oggi. Oggi queste prestazioni i nostri iscritti le fanno nelle cliniche private. Noi ora diciamo che, invece di andare in privato come si fa per gli interventi chirurgici, puoi farli in pubblico”.

Insomma, può essere una soluzione alla crisi attuale della sanità pubblica, per esempio sulle lunghissime liste d’attesa?
“Secondo noi sì, se viene organizzata e concertata tra le istituzioni. Questo sistema dovrebbe far parte del rinnovo del contratto, venendo considerato parte del costo del lavoro. Anche le imprese ne hanno tratto vantaggio perché, per esempio, sulla contribuzione Inps pagano solo il 10% sul fondo di solidarietà”.

A dicembre è stato rinnovato il contratto territoriale del commercio: quali sono i principali benefici in termini di welfare e assistenza sanitaria per gli aderenti a Sanimpresa?
“Per il settore del terziario, dal primo gennaio 2025, a seguito dell’accordo sottoscritto il 9 dicembre, è esteso il servizio a tutto il territorio regionale. Questi lavoratori fino al 31 dicembre erano esclusi, ma da gennaio hanno l’opportunità di beneficiare delle prestazioni che sono identiche a quelle già previste per la provincia di Roma. Viene esteso il welfare a tutta la Regione Lazio. Si tratta di un grande vantaggio che le aziende tenteranno di normalizzare. Siamo convinti che le adesioni vedranno una grande crescita”.

E quali sono le sfide più difficili da affrontare in questo percorso di regionalizzazione?
“Penso che molto dipenda dalla comunicazione che faremo, abbiamo fatto già un incontro la scorsa settimana per le province di Rieti e Viterbo, in video, con circa 80 consulenti del lavoro. Stiamo cercando di coinvolgere i territori e i lavoratori attraverso le organizzazioni sindacali, stiamo facendo iniziative con la Confcommercio, con iniziative specifiche nei territori, per far arrivare l’informazione, con tutti i consulenti del lavoro che hanno già ricevuto una circolare. Dal primo gennaio ci sono due elementi di novità: il primo è la trasformazione regionale per il settore del terziario, il secondo è che c’è stato un aumento di tre euro per ogni dipendente da versare alla cassa, e noi di conseguenza abbiamo ampliato il piano sanitario. Dobbiamo far capire che è un obbligo ma anche un’opportunità”.