Pnrr e Terzo settore tra promesse mancate e ritardi strutturali: si rischia l’ennesima occasione mancata

Pochi progetti, co-progettazione marginale, fondi spesi al rallentatore: il Terzo settore resta spettatore del Pnrr.

Pnrr e Terzo settore tra promesse mancate e ritardi strutturali: si rischia l’ennesima occasione mancata

A un anno dalla scadenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il bilancio del Terzo settore è più vicino alla frustrazione che alla trasformazione. L’ultima analisi pubblicata da Openpolis insieme al Forum nazionale del Terzo settore fotografa una situazione di persistente marginalità, tra promesse non mantenute, ritardi strutturali e un coinvolgimento ancora largamente accessorio.

Terzo settore e Pnrr, una partecipazione troppo parziale

Degli oltre 284mila progetti finanziati dal Pnrr, solo 4.491 coinvolgono a vario titolo almeno un Ente del Terzo settore (Ets): una percentuale irrilevante rispetto al numero complessivo, soprattutto se si considera il ruolo storico e territoriale che gli Ets ricoprono in settori chiave come l’assistenza, l’abitare, l’inclusione sociale e la disabilità. Il valore dei progetti che li vedono partecipi supera i 3 miliardi di euro, ma resta ignoto quanta parte di queste risorse sia effettivamente arrivata nelle casse degli enti coinvolti. I dati disponibili, infatti, non permettono una stima precisa dei fondi realmente trasferiti.

La grande promessa della co-progettazione – pilastro del Codice del Terzo Settore e strumento di alleanza pubblico-privato – resta ai margini del Pnrr: solo 173 interventi hanno previsto questo modello partecipativo, con un valore complessivo di 213 milioni. Un dato che non solo testimonia una cultura amministrativa ancora poco incline alla condivisione, ma tradisce anche una miopia nel valorizzare competenze già pronte e radicate nei territori.

Ritardi e squilibri regionali

A livello generale, la spesa è ferma. In media, nessuna regione ha raggiunto il 50% dei fondi Pnrr già pagati rispetto a quanto assegnato. Il Veneto è la più avanzata (35%), ma il Mezzogiorno sconta un ritardo drammatico: Calabria (13%), Sicilia (15%), Sardegna (16%), Molise e Campania (18%) si collocano in fondo alla classifica. E sebbene la clausola del 40% dei fondi destinati al Sud sia formalmente rispettata (39,8% al 31 marzo 2025), la sua efficacia resta discutibile. I dati confermano che molti enti meridionali faticano a presentare progetti in linea con gli standard richiesti, per carenza strutturale di personale, supporto tecnico o continuità istituzionale.

Il report Openpolis non risparmia critiche alla qualità del monitoraggio e alla trasparenza: 25 misure del Pnrr, pari a 32,6 miliardi di euro, non riportano dati di dettaglio sui progetti finanziati. In molti casi, la mancanza di informazioni è dovuta al fatto che i fondi non sono ancora stati assegnati; in altri, si tratta di veri e propri vuoti informativi. Perfino nei dati pubblicati si rilevano anomalie, come somme pagate superiori ai fondi assegnati in quasi 5mila progetti – discrepanze che, pur riconducibili a cofinanziamenti esterni, rivelano una macchina amministrativa confusa e scarsamente interoperabile.

Un’occasione ancora recuperabile

Secondo la Corte dei Conti, nel 2024 sono stati spesi meno di 19 miliardi a fronte dei 40 miliardi previsti. Le revisioni del Pnrrsei tra luglio 2023 e maggio 2025 – hanno cambiato la fisionomia del piano, con 621 milestone da raggiungere, molte concentrate nel biennio finale. Il rischio, più che latente, è che il Pnrr si chiuda come una mera sommatoria di opere e rendicontazioni, senza lasciare alcun lascito sistemico nei territori. Eppure il Terzo settore, con la sua prossimità, la capacità di intercettare i bisogni reali e di costruire soluzioni comunitarie, potrebbe rappresentare un alleato decisivo.

Ma per esserlo, serve essere ascoltati. Non convocati all’ultimo minuto per mettere una firma sotto una progettazione già decisa altrove. Non relegati a destinatari passivi di bandi calati dall’alto. Il tempo stringe, e il senso del Pnrr rischia di svanire tra i suoi stessi ritardi.