Pnrr, l’Ue non si fida e manda i suoi tecnici a Roma

Anche se si tratta di una visita "di routine", l'Ue marca stretto l'Italia sul Pnrr e invia i suoi tecnici a Roma.

Pnrr, l’Ue non si fida e manda i suoi tecnici a Roma

Per il ministro che segue il dossier del Pnrr, Raffaele Fitto, è solo una visita “di routine”, programmata e attesa da tempo. Ma l’arrivo dei tecnici dell’Ue a Roma per la verifica dell’andamento del Piano di ripresa e resilienza e per le richieste di revisione che presenterà il governo Meloni sembra arrivare in un momento non casuale. 

Da lunedì 12 giugno i tecnici di Bruxelles saranno in Italia, proprio dopo che il pressing di Bruxelles sull’esecutivo è aumentato, con l’obiettivo di ricevere in fretta le richieste di modifiche al Piano che Roma vorrebbe concordare con la Commissione. 

Pnrr, i tecnici di Bruxelles a Roma: visita di routine o controllo sui ritardi?

Per il momento non c’è alcuno scontro, come dimostra anche la portavoce dell’esecutivo comunitario, che di fatto conferma le parole di Fitto. Di certo il governo ora sta tentando di evitare un muro contro muro con l’Ue, in attesa che arrivino i soldi della terza rata e della scadenza di agosto per la revisione. Scadenza su cui, però, l’Ue ha già avvertito Roma: bisogna inviarla prima se non si vuole rischiare di perdere i soldi del 2023 e riceverli solo più avanti. 

Proprio sulla revisione il governo sta giocando una partita difficile e molto delicata, tanto che Fitto parla di “ultima occasione per mettere ordine”. Nulla da temere sulla visita, ha assicurato spiegando che non c’è alcun caso Italia e che i tecnici di Bruxelles ogni sei mesi vanno in tutti i Paesi. 

Probabilmente il loro compito sarà quello di chiedere garanzie e magari provare a mettere un po’ di fretta in più al governo. Qualche rassicurazione aggiuntiva potrebbe essere chiesta sui controlli, dopo la polemica sul ruolo della Corte dei Conti. Non uno scontro, però, al momento. 

Il rischio ritardi sulla revisione del Piano: la Commissione chiede le modifiche in fretta

Certo è che il tema dei ritardi è ormai ineludibile per il governo Meloni. Non solo quelli della terza rata, ma anche e soprattutto quelli sulla richiesta di revisione del Piano. Su cui l’Italia, come detto anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sembra voler fare con calma, entro la scadenza di fine agosto. Ma su cui la Commissione ha idee ben diverse, come già chiarito dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni, che ha chiesto di avere in mano il dossier italiano entro metà-fine giugno per evitare ritardi nell’erogazione delle prossime rate.

Il Piano verrà rimodulato, quindi, con progetti che non vengono ritenuti realizzabili entro il 2026 e che finiranno in altri capitoli di spesa. Ma il tempo è poco e anche questo concetto verrà sottolineato dai tecnici di Bruxelles inviati a Roma.