Pnrr, Meloni allergica ai controlli: nuovo scontro con l’Ue

Il governo Meloni si dimostra sempre più allergico ai controlli sui fondi del Pnrr e apre un nuovo scontro con la Commissione europea.

Pnrr, Meloni allergica ai controlli: nuovo scontro con l’Ue

Al governo Meloni i controlli proprio non piacciono. Neanche quando si tratta di vigilare su eventuali frodi su una materia delicatissima come quella riguardante i fondi del Pnrr. Lo scontro con la Corte dei Conti è solo l’ultima tappa di un percorso che vede Palazzo Chigi in evidente difficoltà: i ritardi nel Pnrr devono essere evitati, anche limitando i controlli evidentemente. 

Lo scontro tra il governo e i magistrati contabili si è peraltro esteso dopo le nuove norme volute dall’esecutivo e inserite nel decreto Pa: ora il tema è arrivato anche in Ue. Un portavoce della Commissione ha infatti sottolineato che Bruxelles monitorerà con molta attenzione questa misura che, di fatto, limita il controllo preventivo sulla spesa dei fondi del Pnrr. 

Un intervento a gamba tesa, secondo Palazzo Chigi, che proprio non piace alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Che se la prende con Bruxelles, con una nota di Palazzo Chigi che parla di polemiche politiche strumentali e tira dritto sulla sua strada. 

Fondi Pnrr, i rilievi della Commissione europea sui controlli della Corte dei Conti: Bruxelles monitorerà con attenzione

Nel briefing quotidiano della Commissione europea di venerdì, un portavoce della Commissione ha spiegato che la norma inserita nel decreto Pa, rientrando in un progetto di legge, non verrà esaminata nel dettaglio da Bruxelles. Ma l’esecutivo comunitario seguirà con attenzione gli sviluppi della norma. 

Perché, come aveva già sottolineato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, a dover vigilare per proteggere gli interessi finanziari dell’Ue, anche sul Pnrr, sono i sistemi di controllo nazionali. E sono gli Stati membri che “devono assicurarsi che non ci siano conflitti d’interesse o frodi”. Inoltre, sottolinea la Commissione, l’Italia ha un solido sistema di controllo, come aveva ribadito proprio Gentiloni. 

Il messaggio del portavoce dell’esecutivo Ue, però, si spinge oltre mandando un segnale chiaro all’Italia: la responsabilità è in capo alle autorità italiane e serve un sistema di controllo efficace per vigilare sulla spesa dei fondi del Pnrr. Come a dire che il governo non può estromettere o limitare il ruolo della Corte dei Conti. 

Meloni irritata con la Commissione europea: la risposta piccata a Bruxelles e le rassicurazioni sul ruolo della Corte dei Conti

L’irritazione di Palazzo Chigi è evidente e si evidenzia attraverso una nota del governo arrivata nel pomeriggio. Secondo l’esecutivo le proposte di modifica delle regole riguardanti i controlli della Corte dei Conti non mettono in discussione gli accordi presi dall’allora governo Draghi con la Commissione sulla disciplina di vigilanza dei fondi del Pnrr: “Non solo resta in vigore ma viene pienamente attuata”.

Secondo Palazzo Chigi l’intervento è pienamente in linea con la Costituzione e con il ruolo della Corte dei Conti, non mettendo in alcun modo in dubbio la leale collaborazione tra le istituzioni. Almeno a giudizio del governo. Che per giustificare la sua decisione rimanda al parere di alcuni costituzionalisti come Cesare Mirabelli e Sabino Cassese. Proprio secondo quest’ultimo il governo ha fatto bene, agendo contro quelle che definisce come grandi corporazioni che “dovrebbero ripensare” al loro modo d’agire. 

I magistrati contabili ribadiscono la protesta, ma il governo tira dritto: a rischio i fondi del Pnrr?

I magistrati contabili tornano a rispondere al governo attraverso una nota dell’Associazione magistrati della Corte dei Conti. Vengono sottolineati rilevanti dubbi di costituzionalità e sulla compatibilità di questa norma con la disciplina europea. E lamentano anche il rischio di generare un “clima di deresponsabilizzazione”.

Per questo motivo ribadiscono la loro netta contrarietà agli emendamenti al decreto Pa, chiedendo di ritirare le norme in questione. Il governo, però, tira dritto sulla sua strada e lunedì potrebbe essere posta la questione di fiducia alla Camera sul decreto. Approvare la norma così com’è potrebbe ulteriormente complicare la trattativa con Bruxelles.

Trattativa che, peraltro, è già in salita. C’è in ballo la terza rata del Pnrr, che ancora non arriva. E che potrebbe ulteriormente slittare con un nuovo scontro tra governo e Commissione. E poi ci sono le richieste di modifica al Piano: l’Ue le attende entro giugno per avere poi il tempo di rivedere l’erogazione dei fondi, ma Palazzo Chigi sembra voler prendere più tempo.

Gli avvertimenti da Bruxelles, però, sono chiari: rimandare l’invio delle modifiche ad agosto rischia di mettere in discussione le prossime rate. C’è addirittura chi sottolinea come a rischio sia persino la tranche di dicembre, da rivalutare in caso di modifiche rilevanti che arriveranno in tempi più lunghi del previsto. Non solo bisogna fare in fretta, quindi, ma di certo lo scontro con Bruxelles sui controlli può mettere sempre più a rischio i fondi del Pnrr.