Poletti potrebbe perdere il posto di Lavoro. Arriva la mozione di sfiducia per il ministro di Sinistra e M5S

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti legato a un filo sempre più sottile. Questa mattina al Senato una mozione di sfiducia nel confronti del ministro.

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti legato a un filo sempre più sottile. Questa mattina al Senato una mozione di sfiducia nel confronti del ministro del Lavoro Poletti, firmata dai senatori di Sinistra italiana, del Movimento 5 Stelle, della Lega Nord e di alcuni senatori del gruppo misto.

Il ministro Poletti, è scritto nella mozione di sfiducia, “ha nelle ultime settimane dato riprova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un’occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili”.

In particolare la mozione di sfiducia ricorda la dichiarazione “inaccettabile e che compromette la libertà di voto dei cittadini” del ministro Poletti sulla possibilità di evitare il referendum sul jobs act grazie allo scioglimento delle camere e alla convocazione delle elezioni politiche, e le “affermazioni gravissime” dello stesso ministro sui giovani italiani costretti a cercare lavoro all’estero.

La mozione, peraltro, arriva dopo che anche i Giovani Democratici, ieri, hanno chiesto un passo indietro al ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo le sue dichiarazioni sui giovani italiani all’estero. Alcuni di loro, aveva detto prima di scusarsi, è un bene che se ne siano andati, “perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Del resto, aveva aggiunto, “non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola”. Così, dai giovani del Pd delle Federazioni del Nord Ovest è partita una lettera firmata da oltre 200 iscritti under 30, molti dei quali amministratori locali. Dove chiedono, fra l’altro, “un rispetto che sarebbe adeguatamente rappresentato dalla capacità di capire quando è proprio il caso di farsi da parte”. Per loro Poletti ha infatti dimostrato di essere “l’ennesima persona che ha trattato con leggerezza e superficialità la difficile situazione dell’occupazione giovanile in questo Paese”, producendo “per noi sale su una ferita aperta che brucia da impazzire”. Le sue scuse, continuano, sono state inutili “perché quello che per lei potrà rappresentare un piccolo inciampo politico, per la nostra generazione rappresenta invece una dolorosa quotidianità”.