Preso il boss che si era reinventato agente di viaggi

di Nicoletta Appignani

Al classico  bunker sotto terra, Domenico Rancadore ha preferito un appartamento a Londra. E lì si è reinventato, diventando insegnante di educazione fisica. Non solo. Perfino da latitante continuava a godere della pensione da docente. Il 64enne, non a caso detto “‘u profissuri”, ricercato dal 1994 e indicato dai collaboratori di giustizia come esponente di spicco di Cosa Nostra, viveva una vita tranquilla e agiata nella capitale inglese, insieme alla moglie e ai due figli. Ma mercoledì sera per lui sono scattate le manette. Ad arrestarlo, malgrado il tentativo di fuga, è stata la  polizia inglese, su indicazione dei colleghi italiani. Rancadore, inserito da 19 anni nell’elenco dei latitanti più pericolosi e ritenuto responsabile di associazione mafiosa ed estorsione, per diverso tempo è riuscito a sfuggire alla cattura lavorando come insegnante di educazione fisica e godendo all’estero della sua pensione da prof. Non solo. Nella capitale inglese gestiva anche un’agenzia di viaggi. Ma mercoledì ad attenderlo c’era un ordine di carcerazione: il boss dovrà scontare 7 anni di reclusione.

L’operazione che ha portato all’arresto di Rancadore è avvenuta attraverso precisi dati investigativi forniti dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Potenza che hanno consentito agli investigatori inglesi, grazie alla collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, di localizzare il luogo dove il ricercato trascorreva la latitanza. Già dal  1998, le ricerche del boss sono state estese in campo internazionale. Numerosi collaboratori di giustizia lo hanno infatti indicato come esponente di spicco della “famiglia” mafiosa palermitana, con funzioni di vertice nel mandamento di Caccamo. In particolare negli anni ‘90, avrebbe rivestito il ruolo di capo di Cosa nostra in Trabia. “Abbiamo chiesto il mandato d’arresto europeo per Rancadore più volte – ha spiegato il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi – ma la procedura è rimasta inevasa perché le autorità inglesi hanno chiesto chiarimenti sui reati contestati”. Nell’ordinamento inglese infatti, così come in altri Paesi, il reato di associazione mafiosa non è stato introdotto. Per questo motivo venivano richieste all’Italia le precisazioni sui cosiddetti reati fine dell’associazione, come le estorsioni o le turbative d’asta. “Alle richieste inglesi abbiamo risposto che Rancadore – ha concluso Teresi – rispondeva dei ‘reati fine’ in quanto mandante, visto che era capo del mandamento, o beneficiario degli stessi. Non è stato facile convincerli e in un’occasione sono stati riscontrati anche errori materiali nel mandato d’arresto europeo’’.