Prezzi dei carburanti, la corsa non si arresta. Verso i 2,5 euro al litro in autostrada

Giorgetti dice che la fiammata dei prezzi dei carburanti non dipende dal governo, ma le destre non fanno nulla per calmierarli.

Prezzi dei carburanti, la corsa non si arresta. Verso i 2,5 euro al litro in autostrada

È passato oramai alla storia il video in cui l’attuale premier, Giorgia Meloni, nel maggio del 2019, nel corso della campagna elettorale per le Europee, lanciava invettive contro l’allora governo di Giuseppe Conte per i prezzi dei carburanti e dichiarava di voler abolire le accise sulla benzina, che definiva una vergogna. Poi è arrivato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché vicepremier e leader della Lega, con le sue promesse da benzinaio. L’8 febbraio dello scorso anno Matteo Salvini prometteva che “se si arrivasse sopra i 2 euro, il Governo interverrà, come è stato già fatto l’anno scorso”.

Giorgetti dice che la fiammata dei prezzi dei carburanti non dipende dal governo, ma le destre non fanno nulla per calmierarli

Oggi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che “esiste già una disposizione che in relazione a modifiche dei prezzi fa scattare un adeguamento”. Per poi concludere che “è evidente a tutti che il prezzo della benzina non dipende dalle decisioni del governo”. Ma Giorgetti dicendo così pecca, come e forse più degli altri,  di malafede. Lo sappiamo tutti che il prezzo dei carburanti dipende dal rally del petrolio e dall’aumento delle quotazioni internazionali anche dei prodotti raffinati, dalle tensioni geopolitiche, con le due guerre in corso in Ucraina e in Medioriente, e via discorrendo. Ma è anche vero che il governo non sta muovendo foglia per cambiare questa situazione e intervenire.

La disposizione cui si riferisce Giorgetti, poi, è contenuta nella legge del 10 marzo 2023, n. 23, che ha convertito il decreto-legge del 14 gennaio di quell’anno. Che a sua volta ha modificato alcuni articoli della legge di Bilancio del 24 dicembre 2007. Ebbene, in base a tale disposizione, non c’è alcun meccanismo automatico per calmierare i prezzi dei carburanti ma è solo la prevista la possibilità di intervenire in base ad alcuni parametri che fanno scattare la soglia di allerta. Ma tale soglia è stata abbondantemente superata, e il governo l’unico intervento che ha fatto sulle accise è stato quello di cancellare gli sconti sulle stesse stabiliti dall’esecutivo di Mario Draghi. Senza considerare che lo Stato, comunque, dall’impennata del caro-carburanti ci guadagna col maggiore gettito che arriva tramite l’Iva. Ma piuttosto che pensare a restituirne una parte, il governo è ricorso a palliativi, peraltro smontati in buona parte dal Consiglio di Stato e bocciati dall’Antitrust, come l’esposizione dei cartelli con i prezzi medi della benzina. Difesi a oltranza dal ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, che ora sulla questione tace. Nonostante la fiammata dei prezzi.

La benzina ha raggiunto al self 1,911 euro al litro

La benzina ha raggiunto al self 1,911 euro al litro, il massimo dal 19 ottobre, cioè da circa sei mesi. Il Codacons ha calcolato che il pieno costa quindi 7,3 euro in più rispetto a inizio anno mentre Assoutenti ha sottolineato che in autostrada si arriva a picchi di 2,5 euro per la verde al servito con ripercussioni pesanti sui prodotti trasportati, considerato che in Italia l’88% delle merci viaggia su gomma. “Una stangata di primavera della quale avremmo volentieri fatto a meno”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Giorgetti, novello Pilato, dice che non è colpa del governo. Urso, artefice della inutile genialata dell’obbligo del cartello prezzo medio per i benzinai, è ‘desaparecido’ sulla questione. E infine Giorgia Meloni, la vera responsabile di questo salasso divenuto ormai strutturale, continua a rimanere beatamente immobile di fronte a questa ‘tassa’ perdurante tutt’altro che occulta”, hanno dichiarato i parlamentari M5S delle commissioni Attività Produttive di Senato e Camera.