Prima o poi l’epidemia passerà. Ma le distanze sociali resteranno. L’emergenza ha già cambiato il rapporto con gli altri. Bisognerà riprogettare le relazioni interpersonali

Diciamoci la verità: sembra di stare in una situazione assolutamente irreale che nessuno si sarebbe mai aspettato solo un poco più di un mese fa. Uno scenario apocalittico da film catastrofista americano, un incubo da cui ci si vorrebbe svegliare, ma invece non si può perché la realtà. Detto questo qualcuno comincia sia pur timidamente a fare qualche ipotesi di come potrebbe essere la società del prossimo futuro. Una società letteralmente rimodellata dalla pandemia. Intendiamoci, non è che nel passato non ci siano state altre pandemie a partire da quelle ricorrenti di peste che hanno accompagnato la storia dell’umanità e sono state solo combattute solo recentemente dalla scienza moderna, ma mai in passato c’era stata la globalizzazione che ha reso la Cina dietro l’angolo.

La pandemia, come abbiamo visto negli articoli precedenti cambierà il modello di produzione e distribuzione dei cibi e il trasporto, ma cosa succederà alle nostre interazioni sociali? Gideon Lichfield del Mit di Boston, caporedattore della celebre Technology Review, ha prodotto alcune considerazioni non solo condivisibili ma anche ampliabili nel suo lavoro: We’re not going back to normal (Non torneremo alla normalità). Secondo il ricercatore infatti il distanziamento sociale sarà il paradigma ineliminabile per molto tempo. La Rete avrà uno sviluppo fenomenale, ma fin da ora deve essere potenziata con azioni statali. Tutti i possibili compiti che potranno essere svolti on-line lo saranno.

A cominciare dal lavoro. Tuttavia, poiché il cosiddetto lockdown non potrà durare in eterno, occorrerà giocoforza riprendere attività all’esterno non solo lavorative, ma anche sociali. Vedere gli amici, interagire con gli altri dopo un certo periodo di tempo diverrà una necessità difficilmente gestibile. Occorrerà riprogettare tutto: dagli stadi, ai teatri, ai trasporti, alle discoteche, ai ristoranti e più in generale tutti i luoghi di ritrovo di massa dovranno essere adeguati con misure appunto di distanziamento sociale declinato in termini di distanza fisica e protezioni individuali.Lo spazio tra noi e gli altri dovrà essere il massimo possibile e non solo per la sicurezza individuale, ma anche per quella collettiva. I trasporti, come già visto, saranno quasi unicamente privati ed ecologici, almeno per le città. Il mercato del petrolio subirà un calo notevole con ripercussioni geopolitiche ancora tutte da analizzare.

Ci sarà una rivalutazione della famiglia e c’è da scommettere in un sostanziale ritorno a modelli strettamente monogamici con azione sociale molto limitata a probabile mappatura dello Stato, da Grande Fratello. Il nemico, il virus, si nasconde tra la gente, tra i nostri simili che quindi divengono automaticamente inconsapevoli portatori. e mascherine la faranno da padrone. Per anni diverranno un capo del vestiario come i pantaloni. Per questo occorre ora investire moltissime risorse nella produzione di quelle ipersicure (P100) a filtro che diverranno l’equivalente dell’automobile. Sul lavoro e sullo svago saranno comunque parte dell’abbigliamento e non indossarle equivarrà ad uscire in mutande. Insomma il virus riprogetta l’intera società e non lo fa democraticamente, ma costringerà ad adottare comportamenti finora non naturali. Questo non vuol dire che sarà la fine della società. Ci sono state altre pandemie come la Spagnola superate in un paio di anni ma a prezzi altissimi e comunque in assenza di globalizzazione. Il vaccino e i farmaci saranno sicuramente una svolta fondamentale, ma la convivenza forzata con il virus durerà per molto tempo.