Privatizzazioni, la Cgil contro il piano del governo: “Un saldo nel vuoto”

Il governo tira dritto: Poste, Eni e RaiWay. Per la Cgil saranno gli effetti saranno "uffici chiusi, licenziamenti, servizi ridotti"

Privatizzazioni, la Cgil contro il piano del governo: “Un saldo nel vuoto”

Il governo tira dritto sulle privatizzazioni. Si comincerà con Poste, Eni e Raiway. Il piano annunciato dal governo entra nel vivo. L’obiettivo è recuperare almeno 20 miliardi di euro (lo 0,71% del debito pubblico) e la Cgil lancia l’allarme: “gli effetti saranno uffici chiusi, lavoratori licenziati, servizi azzerati, investimenti ridotti all’osso”, scrive il sindacato che lancia la campagna “Saldo nel vuoto” con l’obiettivo di “fermare questo scempio”. 

“La Cgil dice no. Perché le privatizzazioni hanno già fallito in passato, perché così si distruggono occupazione e professionalità, perché fare cassa è il contrario di avere una visione di sviluppo. Perché economicamente non conviene: è più ciò che si perde che quello che si guadagna. E perché, soprattutto, i cittadini, ognuno di noi, perderà qualcosa: un servizio, un posto di lavoro”, si legge nella nota che accompagna l’annuncio dell’iniziativa. 

Il governo tira dritto: si inizia con Poste, Eni e RaiWay. Per la Cgil saranno gli effetti saranno “uffici chiusi, licenziamenti, servizi ridotti”

Le privatizzazioni sono previste nella manovra finanziaria del 2024, con la previsione di incassare 20 miliardi di euro in tre anni. Per il segretario federale della Cgil Pino Gesmundo si tratta di “una realtà fatta di propaganda politica che nulla ha a che vedere con le azioni concrete che andrebbero introdotte per tutelare e rilanciare il sistema industriale del Paese” senza “visione strategica e di sistema, necessaria a orientare (anche) il mercato e costruire filiere nei settori strategici, catene del valore in grado di far crescere l’economia e creare occupazione stabile, professionalizzata e per gestire le innumerevoli crisi aziendali già in atto”. 

Il sindacato sottolinea come “si svendono infrastrutture strategiche del Paese, che rischiano di essere preda di speculazioni finanziarie e per le quali la discussione e il confronto semplicemente non esistono” e lamenta che nessun vero confronto con il ministro alle Finanze Giancarlo Giorgetti sia mai stato avviato. “Chiameremo alla mobilitazione le lavoratrici e i lavoratori, e ovviamente i cittadini, per impedire qualsiasi scelta che metta a repentaglio il futuro di asset strategici, nell’interesse dei dipendenti e del Paese tutto”.