Privatizzazioni, lo Stato messo in vendita: dopo Mps ed Eni, il governo pensa alla cessione anche per Poste

Dopo Mps e l'ipotesi Eni, il Mef pensa alle privatizzazioni con la possibile cessione di quote tra il 10% e il 20% di Poste.

Privatizzazioni, lo Stato messo in vendita: dopo Mps ed Eni, il governo pensa alla cessione anche per Poste

Prima è stato il turno di Monte dei Paschi di Siena. Poi si è parlato di Eni. Sempre in attesa di chiudere la partita di Ita. E ora spunta l’ipotesi – in realtà già circolata nelle scorse settimane – di cedere una parte delle quote di Poste Italiane. Il processo di privatizzazioni annunciato dal governo sembra andare avanti, anche se bisognerà attendere ancora qualche mese per definirlo con precisione. 

Il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti continua a puntare sul piano di privatizzazioni che dovrebbe fruttare 20 miliardi fino al 2026. Per quanto riguarda Poste Italiane si ipotizza una cessione tra il 10% e il 20% delle quote, con la speranza di ottenere già nel 2024 circa 5 miliardi tra Poste, Eni e Mps. 

Privatizzazioni, l’ipotesi della cessione delle quote di Poste

Parlando di Poste, secondo quanto riportano alcuni quotidiani, l’ipotesi è di cedere tra il 10% e il 20% delle quote, ottenendo fino a 2,5 miliardi di euro. Tra il 29% del Mef e il 35% di Cassa Depositi e Prestiti, il controllo dello Stato non verrebbe comunque messo in discussione. In Borsa la società oggi vale circa 12 miliardi e l’ipotesi più probabile è quella di un collocamento accelerato, simile a quello messo in pratica con il 25% di Mps due mesi fa. 

In ogni caso l’operazione non sarebbe immediata: il Mef attenderebbe almeno il 20 marzo, quando l’amministratore delegato di Poste Italia, Matteo Del Fante, presenterà il nuovo piano industriale. Questa operazione potrebbe affiancarsi a un’altra privatizzazione, quella di Fs, magari dopo un riassetto societario. L’obiettivo, in questo caso, sarebbe di incassare una cifra anche più alta, cedendo una parte maggiore delle quote.