Promuovi Italia con lo spreco. La società pubblica per il turismo è sul lastrico. E nel governo è guerra sui debiti

Promuovi Italia con lo spreco. La società pubblica per il turismo è sul lastrico. E nel governo è guerra sui debiti

di Stefano Iannaccone

Il ministero dello Sviluppo economico contro il ministero dei Beni culturali e del turismo. In una battaglia interna al governo, a colpi di istanze di fallimento e di ricorsi in Tribunale. Con l’obiettivo di scrivere la parola fine sulla telenovela Promuovi Italia, la società controllata al 100% dall’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo di proprietà del ministero dei Beni culturali (Mibact), su cui si attende il verdetto sul fallimento. Insomma, l’ennesima storia di ordinario disastro italiano per il turismo. In mezzo allo scontro nel governo c’è il destino di circa 50 lavoratori, che attendono di essere ricollocati in Invitalia, Italia Lavoro e la stessa Enit, in ossequio all’accordo annunciato dal ministero dello Sviluppo (Mise) lo scorso 16 novembre. Per ora hanno ricevuto le lettere di licenziamento. “Ma Invitalia e Italia Lavoro non si sono fatte vive”, spiega a La Notizia una fonte che preferisce restare anonima.

FALLIMENTO
Nelle prossime ore sono attesi due passaggi fondamentali: il pronunciamento del Tribunale di Roma sul fallimento e il successivo verdetto sul ricorso del Mise sulla validità della procedura fallimentare. L’obiettivo è quello di tenere in vita Promuovi Italia, in modo da non dover saldare il tutto. Il dicastero guidato da Federica Guidi punta a rendicontare le spese per le commesse affidate alla società e quindi chiedere il rimborso all’Unione europea come previsto. Ma per farlo è necessario scongiurare il fallimento. In caso di de profundis della società, il Mise avrà un mancato introito. Mentre dall’altra parte il Mibact di Dario Franceschini avrebbe archiviato la vicenda, finita sotto i riflettori della Camera: il deputato del Gruppo Misto, Aris Prodani, ha chiesto un chiarimento sulla posizione di chi ha lavorato nella società. E soffermandosi sul “pagamento degli emolumenti dei tirocinanti e tutor del progetto Lavoro&Sviluppo”. L’intento è di sapere “se le somme destinate a tale finalità siano state utilizzate per scopi diversi”, evidenzia Prodani.

LA STORIA
Promuovi Italia è stata fondata nel 2004 dal governo Berlusconi con lo scopo di favorire “l’occupazione e lo sviluppo dell’industria turistica”. Sino al 2013 tutto è filato liscio, con la società che – nonostante fosse di proprietà del Mibact attraverso l’Enit– lavorava, con bilancio in attivo, per l’80% con il Mise. Poi la situazione è precipitata: nel 2014 e nel 2015 sono stati accumulati i debiti che hanno portato il ministero l’Enit, a nominare un liquidatore per attuare la procedura di autofallimento. “Non è precipitato tutto all’improvviso”, racconta l’ex direttore generale di Promuovi Italia, Francesco Montera. “Avevo provveduto – prosegue il manager – a spiegare la situazione nel febbraio 2013, prevedendo il tutto. Alla fine ho avuto ragione. Promuovi Italia è affondata a causa della cattiva amministrazione di Bray”. Ma la spesa è finita sul conto de Mise, che non vuole rimetterci nemmeno un centesimo.