Putin detta condizioni durissime per la pace in Ucraina: annessioni territoriali, fine delle sanzioni alla Russia e neutralità di Kiev

Putin detta condizioni durissime per la pace in Ucraina: annessioni territoriali, fine delle sanzioni alla Russia e neutralità di Kiev

Putin detta condizioni durissime per la pace in Ucraina: annessioni territoriali, fine delle sanzioni alla Russia e neutralità di Kiev

Dopo oltre due anni di guerra, emergono nuovi dettagli sulle reali condizioni poste da Vladimir Putin per arrivare a un accordo di pace in Ucraina. Come riporta il Corriere della Sera, il Cremlino avrebbe delineato una lista di richieste che vanno ben oltre il piano militare e territoriale, con l’obiettivo di riportare la Russia a piena agibilità internazionale senza pagare ulteriori dazi per l’invasione dell’ex repubblica sovietica inziata nel lontano 2022.

Le pretese territoriali

Come punto preliminare, Mosca chiede il ritiro immediato delle truppe ucraine da Lugansk e Donetsk, comprese le aree ancora non ancora occupate. Inoltre il Cremlino pretende il riconoscimento della linea del fronte negli oblast di Zaporizhzhia e Kherson, con l’annessione delle aree già conquistate dalla Russia. A questo si aggiunge l’ormai consolidata richiesta del riconoscimento della Crimea come parte integrante della Federazione russa.

Condizioni politiche e diplomatiche

Ma Putin non si accontenta di questo e oltre alla ridefinizione dei confini, punta a ottenere: la cancellazione delle sanzioni imposte da Stati Uniti, Unione europea e altri Paesi; il riconoscimento del russo come lingua ufficiale in Ucraina; la libertà di culto per la Chiesa ortodossa russa in Ucraina; un impegno formale di Kiev a non entrare nella Nato, con la possibilità però di ricevere garanzie di sicurezza internazionali.

Su quest’ultimo punto, Mosca avrebbe aperto a una soluzione alternativa: garanzie simili a quelle previste dall’Articolo 5 dell’Alleanza atlantica, ma fornite non solo dagli Stati Uniti e dall’Europa, bensì anche da Paesi come la Cina.

Il nodo internazionale

Secondo indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, Putin avrebbe anche chiesto a Donald Trump di impegnarsi a ottenere il ritiro del mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) nei suoi confronti. Un ostacolo che oggi impedisce allo zar di viaggiare anche in alcuni Paesi “amici”, come Sudafrica e Brasile in quanto aderenti alla Cpi.

Un’altra novità, citata dall’emissario di Trump Steve Witkoff, riguarderebbe l’ipotesi che la Russia possa “sancire legislativamente” l’impegno a non aggredire altri Paesi europei. Una clausola che, però, appare difficile da concretizzare, considerata la posizione di Putin, che più volte ha definito “un delirio” l’idea di una possibile aggressione russa ai membri della Nato.

Zelensky rimane il grande nemico

Al di là delle trattative, resta irrisolto il nodo politico: il “cambio di regime” a Kiev. Putin non ha mai nascosto la sua ostilità nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, considerato il vero ostacolo a qualsiasi intesa. Il Cremlino continua a insistere sulla necessità di un’Ucraina “neutrale e fuori dai blocchi”, obiettivo che resta il fulcro della strategia russa.