Mentre le varie capitali europee si propongono per ospitare il vertice tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, il rischio è che l’incontro neanche ci sia. L’ottimismo degli scorsi giorni, dopo i colloqui del presidente Usa Donald Trump, sembra già lontano. I dubbi del Cremlino vengono riportati dal Wall Street Journal, secondo cui l’incontro non ci sarà né “velocemente” né “facilmente”. D’altronde la posizione di Putin su Zelensky è nota: ha più volte definito il presidente ucraino un “burattino” nelle mani dell’occidente e, allo stesso modo, ha sempre sostenuto che alcuni nodi vadano risolti prima di un confronto faccia a faccia tra i due leader.
Inoltre, il presidente russo ha anche messo in dubbio l’autorità di Zelensky nel firmare un eventuale accordo di pace. Il vero problema per Putin, in realtà, è interno. Negoziare con lui, di persona, sarebbe in contraddizione con la narrazione del leader di Mosca. Dall’altra parte, comunque, resta il rischio di irritare Trump nel caso in cui l’incontro saltasse. Con il rischio di nuove sanzioni, che il presidente Usa ha già minacciato. Qualche apertura, almeno pubblicamente, arriva dal ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, secondo cui le autorità di Mosca sono “pronte” ai negoziati con l’Ucraina “in qualsiasi formato”. Ma, in ogni caso, è necessario prepararli “con la massima attenzione in tutte le fasi precedenti”.
In realtà anche Lavrov sembra rallentare sull’incontro tra Putin e Zelensky, parlando di lunghi e attenti preparativi, necessari affinché gli incontri tra i vertici “non si traducano in un peggioramento della situazione”. Dallo stesso Lavrov non mancano poi le critiche verso i piani di pace emersi negli scorsi giorni, dopo l’incontro alla Casa Bianca tra Trump e i leader europei: per Lavrov discutere di garanzie di sicurezza in Ucraina senza la Russia è inutile, sarebbe “una strada che non porta da nessuna parte”. Un avvertimento che si affianca a un altro, rivolto a Bruxelles: “La Russia vede finora dall’Ue solo un’aggressiva escalation della situazione e goffi tentativi di cambiare la posizione di Trump sulla soluzione ucraina”.
Dall’Europa il solito copione
D’altronde, dall’Europa non arrivano segnali distensivi. Il Regno Unito, attraverso il capo di Stato maggiore della difesa, Tony Radakin, fa sapere agli Usa che proporrà di inviare truppe in Ucraina a difesa di cieli e porti. Pur assicurando che i soldati non saranno in prima linea contro i russi: daranno supporto logistico e addestramento, ma non verranno schierati vicino alla Russia. L’idea iniziale, di schierare fino a 30mila soldati a protezione dei siti ucraini, sembra quindi ridimensionata dopo l’opposizione di alcuni Paesi europei. Intanto la tensione in Europa non accenna ad attenuarsi: la Polonia spiega che ieri un drone di fabbricazione russa è precipitato nel suo territorio, con il ministro della Difesa di Varsavia che parla di “nuova provocazione russa ai danni degli Stati della Nato”. Il drone sarebbe caduto in un campo di mais, creando un cratere di circa sei metri di diametro. Proprio sul fronte Nato, ieri si è svolta la riunione dei capi di Stato maggiore: durante l’incontro è stato evidenziato il sostegno nei confronti della coalizione dei volenterosi e nella ricerca di soluzioni per garantire la sicurezza dell’Ucraina.
Incontro Putin-Zelensky, è sfida tra le capitali
In attesa di capire se l’incontro tra Putin e Zelensky ci sarà, sono già diverse le città che si sono offerte per ospitarlo. Dopo la Svizzera, è stata l’Austria ad annunciare la sua disponibilità nonostante il mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Putin. Il cancelliere Christian Stocker si è offerto di ospitare il faccia a faccia a Vienna. Ma a tenere banco, ieri, è stata un’altra ipotesi, quella di ospitare il vertice a Budapest. Un luogo che non piace, però, al premier polacco, Donald Tusk: “Forse non tutti lo ricordano, ma nel 1994 l’Ucraina aveva già garanzie di integrità territoriale da parte di Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna. Forse sono superstizioso, ma questa volta cercherei di trovare un altro posto”.
La questione sembra in realtà un’altra, con l’Ungheria ritenuta troppa vicina alle posizioni di Putin. Tanto che anche lo stesso Trump è intervenuto per invitare Budapest ad accettare l’ingresso di Kiev nell’Ue. Trump avrebbe infatti chiamato al telefono il premier ungherese, Viktor Orban, per invitarlo a togliere ogni ostacolo all’adesione ucraina all’Unione europea. E proprio durante questa telefonata, Budapest si sarebbe offerta per ospitare i negoziati tra Putin e Zelensky. Ma Orban, intanto, non cede sull’adesione ucraina, sostenendo che non offrirebbe “alcuna garanzia di sicurezza”.