Ucraina, Putin allarga gli obiettivi: dopo le quattro regioni già rivendicate, Mosca invade pure la quinta

Putin vuole tutta l’Ucraina: dopo le quattro regioni già rivendicate, Mosca invade pure la quinta e scatena l'ira di Trump

Ucraina, Putin allarga gli obiettivi: dopo le quattro regioni già rivendicate, Mosca invade pure la quinta

Stai a vedere che a Vladimir Putin non basta più conquistare le quattro regioni ucraine già rivendicate, ossia Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Donetsk, per arrivare alla fine del conflitto. A lasciarlo intendere in modo molto chiaro è l’annuncio del ministero della Difesa russo, secondo cui le truppe del Cremlino hanno conquistato il villaggio di Dachnoye, nella regione ucraina di Dnipropetrovsk, che di fatto diventa la quinta finita nel mirino della Russia.

Che non si tratti di una conquista tattica per fortificare la posizione ed evitare controffensive lo ha chiarito lo stesso ministero russo, spiegando che la conquista è stata portata a termine da unità del gruppo militare Centro che, subito dopo, hanno “continuato ad avanzare nella regione, spingendo il nemico fuori dalle aree popolate e dalle sue posizioni difensive”.

Putin vuole tutta l’Ucraina: dopo le quattro regioni già rivendicate, Mosca invade pure la quinta

Ma lo zar non si è limitato a questo. Come avviene ormai quotidianamente da oltre tre anni, le forze russe hanno lanciato un’intensa ondata di bombardamenti su tutta l’ex repubblica sovietica. Particolarmente colpita è la città di Kharkiv, dove un attacco di droni ha ferito almeno 33 persone, tra cui tre bambini. Bombe sono piovute anche sul resto dell’Ucraina, prendendo di mira soprattutto la regione di Sumy, quella di Kherson e quella di Odessa, causando quattro vittime e almeno 32 feriti. E non è tutto.

Gli attacchi russi hanno colpito anche importanti centri di reclutamento e supporto sociale a Kharkiv e Zaporizhia, con il Centro per le Comunicazioni Strategiche di Kiev che fa sapere che questi raid “sono parte di un’operazione integrata del nemico con l’obiettivo di fermare la mobilitazione in Ucraina”, dal momento che seguono attacchi analoghi avvenuti nei giorni scorsi contro i centri di reclutamento nelle città di Kremenchuk, Kryvyi Rig e Poltava.

L’appello disperato

Raid brutali che hanno spinto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a ribadire che “Vladimir Putin non vuole la pace”, visto che “in totale, la scorsa settimana sono stati impiegati circa 1.270 droni, 39 missili e quasi mille KAB (le bombe aeree guidate, ndr)” per colpire l’Ucraina. “Ci auguriamo vivamente che i nostri partner rispettino tutti gli accordi presi.

La difesa aerea è fondamentale per la protezione della vita. Stiamo già implementando con grande dinamismo gli accordi sugli investimenti nella nostra produzione di armi, in particolare di tutti i tipi di droni”, ha aggiunto Zelensky, con parole che sembrano indirizzate soprattutto al presidente americano Donald Trump che, un giorno sì e uno no, sospende o riprende il supporto alla causa ucraina.

Proprio su questo punto, il tycoon, interpellato dai giornalisti che gli hanno fatto notare come le sue recenti dichiarazioni gli stiano costando numerosi consensi, ha negato di aver abbandonato Kiev: “Sto aiutando l’Ucraina. La sto aiutando molto”, ha affermato, aggiungendo che “la telefonata (di questo fine settimana) con Volodymyr Zelensky è stata molto buona”, a differenza di quella con “Putin, che è stata deludente perché non vuole più fermarsi”. Anzi, Trump — che per mesi non ha fatto altro che addossare le colpe della guerra a Zelensky e all’UE, rea di sostenere la resistenza ucraina — sembra essersi convinto che, se si lasciasse carta bianca allo zar, la Russia finirebbe per conquistare l’intero Paese e, forse, potrebbe addirittura lanciarsi all’attacco di qualche “Paese dell’Est Europa”.