Qatar, Panzeri si è pentito

L'ex eurodeputato del Pd, Antonio Panzeri, ha deciso di collaborare con la giustizia belga nell'ambito dell'inchiesta sul Qatargate.

Qatar, Panzeri si è pentito

L’ex eurodeputato del Pd, Antonio Panzeri, ha deciso di collaborare con la giustizia belga nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti pagate del Qatar per influenzare la politica europea. Pagherà una multa e dovrà scontare un anno di reclusione effettivo.

L’ex eurodeputato del Pd, Antonio Panzeri, ha deciso di collaborare con la giustizia belga nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate

Panzeri, secondo quanto è stato riferito dalla Procura federale belga, ha firmato un accordo che prevede “la reclusione (un anno effettivo, ndr), una multa e la confisca di tutti i beni finora acquisiti, stimata attualmente in un milione di euro”.

Oggi, ha annunciato la stessa procura, si è verificata “un’importante evoluzione” nelle indagini sul Qatargate. “Uno dei principali protagonisti della vicenda, Pier Antonio Panzeri, assistito dai propri legali, ha firmato con il procuratore federale un memorandum” ai sensi di alcuni articoli del codice di procedura penale belga, che “riguardano sospetti che si sono pentiti”.

In base all’accordo l’ex europarlamentare si impegna a “rendere dichiarazioni sostanziali, rivelatrici, veritiere e complete”

Sulla base della firma, il pentito si impegna a “rendere dichiarazioni sostanziali, rivelatrici, veritiere e complete” alla giustizia “in merito al coinvolgimento di terzi e, se del caso, al proprio coinvolgimento in relazione a reati” legati al caso in questione.

Panzeri, denunciato il 10 dicembre scorso per partecipazione ad un’organizzazione criminale in qualità di capogruppo, riciclaggio di denaro e corruzione attiva e passiva, si impegna dunque “a informare la giustizia e gli inquirenti in particolare sul modus operandi, gli accordi finanziari con Stati terzi, le architetture finanziarie messe in atto, i beneficiari delle strutture messe in atto e i vantaggi proposti, l’implicazione delle persone conosciute e di quelle ancora non conosciute nel dossier, ivi inclusa l’identità delle persone che ammette di aver corrotto”.