“Un voto politico”. Così ieri l’eurodeputata Pd, Alessandra Moretti, commentava a caldo il via libera della commissione giuridica (Juri) del Parlamento Ue alla richiesta avanzata a marzo scorso dalla procura del Belgio di revocarle l’immunità parlamentare, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Una decisione – che dovrà essere confermata dalla plenaria dell’Eurocamera nelle prossime settimane – arrivata con 16 voti a favore, 7 contrari e un’astensione.
La stessa commissione ha invece respinto la richiesta di revoca dell’immunità per la collega Elisabetta Gualmini, altra eurodeputata del Pd. Nel suo caso la richiesta è stata respinta con 16 voti contrari, un astenuto e 7 voti a favore.
“Sono amareggiata”
“Sono amareggiata perché gli elementi su cui era basata la richiesta della procura erano stati da me già smentiti su base documentale dinanzi alla commissione Juri”, ha commentato Moretti, “Temo pertanto che il voto non abbia guardato tanto agli effettivi contenuti della richiesta, ma sia stato condizionato da strategie e convenienze politico-elettorali, come è stato del resto già ammesso da alcuni colleghi”.
“Sono serena e attendo con fiducia il voto della plenaria”, ha aggiunto. “Non sono preoccupata dell’impatto che questo voto avrà su di me, ma piuttosto della ricaduta che avrà sulla dignità e sull’indipendenza del Parlamento come istituzione che rappresenta milioni di cittadini”, ha spiegato la dem, ricordando che “l’immunità non rappresenta un privilegio personale, ma corrisponde alla necessità di proteggere il parlamentare nel libero esercizio delle sue essenziali funzioni”.
L’inchiesta che rovinò Panzeri e Kaili
L’inchiesta per la quale Moretti è chiamata a rispondere è quella scoppiata a dicembre 2022, quando finirono in manette l’ex europarlamentare Pd Pier Antonio Panzeri, il suo assistente Francesco Giorgi e la compagna di quest’ultimo Eva Kaili, allora vicepresidente dell’Eurocamera e che poi aveva coinvolto anche gli europarlamentari socialisti Andrea Cozzolino, Marc Tarabella e Maria Arena.
Per la procura belga, il gruppo avrebbe ricevuto valanghe di contanti dal Qatar per effettuare attività di lobby e politiche a favore dello stato, all’epoca accusato di sfruttare la manodopera straniera nei cantieri degli stadi in costruzione per il Campionato del Mondo di Calcio. In particolare, Panzeri e soci miravano a bloccare una risoluzione critica nei confronti del Qatar.
Durante le perquisizioni furono trovati circa 700mila euro in contanti nella casa di Giorgi e Kaili e del padre di quest’ultima. Da allora l’indagine è andata avanti a singhiozzo, con Giorgi che aveva prima accettato di collaborare con le autorità, salvo poi ritrattare e Panzeri che aveva prima ammesso, poi ritrattato. Entro fine mese sono in calendario le udienze finali.
“Prove di vantaggi specifici a favore di Moretti”
Secondo quanto si legge nella relazione che chiedeva la sospensione dell’immunità per l’eurodeputata dem, a firma del sovranista Marcin Sypnwieski dell’Esn, rivelata dal Fatto Quotidiano, contro Moretti “sarebbero stati raccolti diversi tipi di prove concernenti una serie di vantaggi specifici che Alessandra Moretti ha cercato e/o ottenuto”.
In cambio, avrebbe “partecipato a eventi o incontri in cui avrebbe parlato a favore del Qatar dopo aver presumibilmente non solo ricevuto passivamente istruzioni, ma anche attivamente chiesto consigli su quali azioni intraprendere e cosa dire nei suoi interventi”.
Inguaiate dagli Sms
L’esponente dem era finita nell’inchiesta anche per un Sms di Giorgi a Panzeri su mondiale che recitava: “Qatar risolto. Il quadrumvirato Cozzolino — Moretti — Arena — Tarabella ha colpito con precisione, attenzione ed efficienza”.
E sempre alcuni Sms scambiati con Giorgi avevano tirato in ballo anche Gualmini: il giorno dopo l’audizione del ministro del lavoro del Qatar a Bruxelles, la Gualmini si scusava per come fosse andata: “Non potevo espormi di più”, scriveva, per poi aggiungere, “più aggressiva con il tempo”.
Gualmini era inoltre accusata di “aver accettato l’influenza della presunta organizzazione criminale per ottenere la carica di vicepresidente del suo gruppo politico nell’ottobre del 2022 e in cambio avrebbe esercitato l’influenza derivante da tale carica all’interno del suo gruppo politico per assecondare gli interessi dell’organizzazione criminale”.
Dopo lo scoppio dell’inchiesta, le due deputate a marzo scorso si erano autosospese dal gruppo socialista, salvo poi rientrarvi in estate in gran silenzio.
L’ennesimo strappo tra Socialisti e Popolari
L’ok della commissione per Moretti rappresenta l’ennesimo strappo tra Socialisti e Popolari consumatosi a Bruxelles. Fino a poche ore dal voto di ieri, infatti, si sono tenuti febbrili colloqui riservati tra i gruppi politici, con al centro il possibile “scambio” di aiuto reciproco anche in vista dell’esame – atteso nelle prossime settimane – delle richieste di revoca dell’immunità che riguardano gli eurodeputati di Forza Italia, Fulvio Martusciello e Salvatore De Meo, coinvolti nel caso Huawei.
In un ultimo tentativo di salvaguardare un patto garantista, i due gruppi hanno provato fino a tarda sera a trovare una convergenza, senza riuscire a superare l’impasse. Alla fine, i voti del Ppe sono mancati per Moretti: un epilogo (a scrutinio segreto) che, stando a diverse fonti, riflette anche il peso, nelle file popolari, dello spagnolo Adrian Vázquez Lázara, il ‘pugno di ferro’ che nella scorsa legislatura, da presidente della Juri, negò all’allora vicepresidente del Parlamento Kaili la possibilità di difendere la propria immunità. Lo stesso che preparò la relazione per chiedere la revoca dell’immunità a Ilaria Salis, testo però bocciato sia in commissione, sia in plenaria.