Quei manager del Fisco tra conflitti e superpoltrone

di Stefano Sansonetti

Non c’è che dire, una manovra in perfetta zona Cesarini. All’esito della quale, e qui viene il bello, ci sono due manager del fisco italiano che si ritrovano pieni zeppi di poltrone, in un caso a rischio di conflitto d’interessi. Tutto ruota intorno alla Sose, controllata all’88% dal ministero dell’economia e al 12% dalla Banca d’Italia, ovvero la società pubblica che sviluppa gli studi di settore. Si tratta degli strumenti statistici attraverso i quali il fisco stima ricavi e compensi di imprese e professionisti per arrivare a un “giusto” prelievo fiscale. L’attività della Sose è di assoluta importanza. Dalle sue elaborazioni, infatti, dipende la tassazione di milioni di aziende e professionisti. Ebbene, come altre società pubbliche, nei mesi scorsi il consiglio di amministrazione è scaduto. Ma in questo caso, senza quella sorta di “galanteria” istituzionale che avrebbe consigliato di rinviare le decisioni al futuro governo, si è proceduto a un rinnovo in extremis. Era il 23 aprile, cinque giorni prima che si insediasse il governo di Enrico Letta con Fabrizio Saccomanni ministro dell’economia. Il blitz, quindi, arriva agli sgoccioli dell’era di Vittorio Grilli a via XX Settembre. E qual è l’esito dell’operazione? Al vertice della Sose, in qualità di amministratore delegato, è stato confermato per l’ennesima volta Giampietro Brunello, un vero e proprio inamovibile di stato che occupa lo stesso posto nella società dal 2000. Come presidente, carica che lo stesso Brunello aveva ricoperto finora con quella di a.d., è invece stato nominato Marco Di Capua, vicedirettore dell’Agenzia delle entrate, stretto collaboratore di Attilia Befera, numero uno dell’amministrazione finanziaria. Con quest’ultima nomina, Di Capua si trova a sedere sulla bellezza di quattro poltrone fiscali, con tanto di cumulo dei relativi compensi.

Incetta di scranni

Accanto al ruolo di vicedirettore dell’Agenzia delle entrate, infatti, il funzionario può vantare un posto nel comitato di gestione della stessa Agenzia (in pratica una sorta di consiglio di amministrazione), la poltrona di presidente di Equitalia Giustizia (che si occupa del recupero dei crediti di giustizia) e quella di presidente Sose. Davvero niente male per Di Capua. Quanto guadagnerà intutto? Difficile da dire. Sul sito dell’Agenzia delle entrate c’è scritto che un dirigente di prima fascia (come lo è Di Capua) prende uno stipendio tabellare di 55.397 euro, una retribuzione di posizione fissa di 36.299, una di posizione variabile che può andare da 34.218 a 163.729 euro e una di risultato che oscilla tra 27.887 e 107.981 euro. A questi devono aggiungersi i compensi dei cda. Tra l’altro in Sose il presidente avrà precise attribuzioni. Dal verbale del 15 maggio scorso si apprende che il cda ha deciso di conferirgli, tra gli altri, il potere di “rappresentare la società nei confronti dell’autorità giudiziaria ordinaria, amministrativa, speciale e fiscale”. Ora, Di Capua è vicedirettore delle Entrate, ossia proprio l’autorità fiscale. In base all’ultima attribuzione, quindi, potrebbe essere chiamato a rappresentare la Sose praticamente davanti a se stesso.

Il veterano della Sose

Certo anche Brunello può contare su un discreto numero di poltrone. Il problema è che in questo caso si sconfina direttamente nel privato. Si dà infatti il caso che Brunello sia anche titolare dello studio di commercialisti Brunello e Partner, con sedi a Venezia, Pordenone, Treviso, Vicenza e Milano e 31 professionisti impiegati. Inoltre risulta azionista della Sipel, società di consulenza fiscale che funge da organo operativo del medesimo studio professionale. Il quale, si apprende da internet, “si occupa di consulenza alle aziende, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese”. Insomma, da una parte Brunello sviluppa gli studi di settore per far pagare le tasse alle aziende. Dall’altra le aiuta come consulente fiscale privato. La Notizia, venerdì scorso, ha chiesto al ministero dell’economia se questa situazione non possa esporre il manager al rischio di conflitto d’interessi.  Il ministero, nel precisare che il rinnovo del cda di Sose risale al 23 aprile, non ha però fornito alcuna risposta alla domanda.