“Quello in corso a Gaza è un genocidio, il Parlamento Ue ora deve reagire”: parla l’eurodeputata Scuderi (Verdi)

A Gaza è in corso "un genocidio". Parla l'europarlamentare dei Verdi Scuderi: "Stop agli scambi commerciali con insediamenti illegali".

“Quello in corso a Gaza è un genocidio, il Parlamento Ue ora deve reagire”: parla l’eurodeputata Scuderi (Verdi)

Negli scorsi giorni al Parlamento europeo si è tenuta una conferenza di due giorni per parlare della situazione a Gaza, organizzata dagli eurodeputati dei Verdi Jaume Asens, Mounir Satouri e Ana Miranda. Tra gli organizzatori c’era anche l’europarlamentare Benedetta Scuderi: perché siete arrivati alla conclusione che nella Striscia è in corso un genocidio
“Noi abbiamo guardato quello che sta avvenendo a Gaza da diversi punti di vista con persone esperte nei diversi campi. C’è il punto di vista umanitario, con le organizzazioni non governative che non riescono neanche a ricevere gli aiuti umanitari e che sono messe in pericolo nell’operare. C’è il punto di vista sanitario, quello che hanno raccontato medici e infermieri che erano sul posto, chi venendo da Gaza e chi arrivando da fuori per supplire alla mancanza sanitaria: ci hanno raccontato ciò che avviene sia con la mancata consegna di medicinali di base, sia con la persecuzione del personale sanitario e il bombardamento di tutti gli ospedali di Gaza Un chiaro segnale di genocidio, vuol dire condannare alla morte le persone. Abbiamo visto la prospettiva geografica e cartografica, si è fatto vedere come i confini di Gaza si stanno riducendo, con una modifica dei confini per prendersi quel territorio. C’è il punto di vista politico: ci sono diverse esternazioni del governo di Netanyahu, ma anche di organizzazioni di estrema destra, che fanno emergere una comparazione della popolazione palestinese a bestie ed esseri inferiori. Mettendo insieme tutti questi pezzi abbiamo delineato che dal punto di vista giuridico-legale ci sono tutti i presupposti per definirlo un genocidio. Abbiamo fatto anche delle comparazioni e sono stati dichiarati dei genocidi per meno”.

Di fronte a quel che sta succedendo c’è, però, il silenzio internazionale. E quello delle istituzioni Ue. Perché, secondo lei?
“Io farei una distinzione tra comunità internazionale e occidente. La comunità internazionale ha reagito, diversi Stati parlano di genocidio e di atti contro l’umanità, c’è il processo davanti alla Corte di Giustizia Internazionale che ha già dichiarato in due opinioni che si stia compiendo un genocidio e che dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per fermarlo e c’è il mandato d’arresto della Cpi. Ci sono anche le relazioni e le prese di posizione delle Nazioni Unite, che hanno detto che Netanyahu doveva essere fermato. Poi c’è l’occidente che non ha reagito, il mondo è composto da altro e non solo Usa e Ue. Il Parlamento europeo e gli Usa non riescono ad ammettere che in effetti si tratta di un genocidio. Se si trattasse di un altro Paese neanche ne staremmo qui a parlare. In questo c’è sicuramente una motivazione storica, un senso di colpa storico che è giusto ma che non deve impedirci di agire quando si verificano altri casi. Poi ci sono delle chiare attività di lobbying, anche per i forti rapporti commerciali che fanno venir meno l’interesse di agire contro Israele. Parliamo di interessi economici, strategici e politici”.

Proverete a portare la questione al Parlamento europeo?
“Stiamo chiedendo a gran voce che ci sia una risoluzione del Parlamento europeo su quanto sta avvenendo a Gaza. Dall’inizio di questo mandato, l’Europarlamento non ha mai espresso la sua opinione su Gaza, anche senza parlare di genocidio. Già questa la dice lunga sulla differenza del trattamento per Gaza. Nessuno vuole dire quel che sta succedendo. Ma se si facesse una risoluzione, anche senza parlare di genocidio, bisognerebbe ammettere le colpe di Israele. Noi spingeremo affinché ci sia una risoluzione e porteremo il report stilato a valle di questa conferenza, a supporto della tesi del genocidio”.

Cosa può fare concretamente il Parlamento europeo in questo momento?
“Potrebbe chiedere alla Commissione delle cose molto semplici ed efficaci. Per esempio, fermare ogni rapporto commerciale con gli insediamenti illegali. Bisognerebbe poi passare da questo a una riforma del rapporto di libero scambio tra Europa e Israele. E diminuire i rapporti commerciali e interromperli se Israele non ferma il genocidio. Noi possiamo chiedere alla Commissione di interrompere immediatamente ciò che è di sua competenza, ma sulle competenze degli Stati membri, come l’invio delle armi, possiamo solo sperare che richieda agli Stati di fare altrettanto”.

Quanta speranza c’è che qualcosa cambi davvero?
“Poca, molto poca. Ma è pur vero che Israele sta oltrepassando qualsiasi limite valicabile. Oggi ha bombardato una nave che portava aiuti umanitari, non ci sono precedenti. Con altri Stati forse sarebbe iniziato un conflitto. Si sta andando così tanto oltre ogni limite che potrebbe arrivare un cambiamento nelle istituzioni europee. Quindi dico di partire almeno dai piccoli passi, come lo stop agli scambi con gli insediamenti illegali”.