Quo Vado d’Italia. Il vigile di Sanremo che timbrava in mutande si difende: “Sono vittima di un errore giudiziario”

Sarà anche un’esagerazione il quadro dipinto da Checco Zalone nel suo film Quo vado? sull’attaccamento al posto fisso. Sì, esagera. Ma non troppo se facciamo riferimento al comune di Sanremo. Rompe il silenzio e parla Alberto Muraglia, il vigile assenteista licenziato. Se la toppa è peggio del buco non sta a noi dirlo. Certo che resta quel buco orario che lo ha portato a timbrare più volte il cartellino indossando solo mutante e maglietta: “Mi sento di essere un capro espiatorio, quando timbravo in mutande erano giorni festivi quando i locali erano chiusi al pubblico e dovevo stringere i tempi per la rimozione dei veicoli in sosta vietata. Una volta indossando solo gli slip ho sventato una rapina, precipitandomi in strada con la pistola in pugno” ha spiegato nell’intervista rilasciata a La Repubblica.  “Il mio alloggio, dove vivo con la mia famiglia, il mio ufficio e la timbratrice sono nello stesso edificio”, si è giustificato, “In tutta la mia carriera sono stato costretto a timbrare in slip in sei occasioni, tutte festive, quindi quando il mercato comunale è chiuso”.  Adesso Muraglia chiederà al giudice del lavoro di essere reintegrato.