Quota 41 per tutti dal 2023, la riforma delle pensioni allo studio del Governo: requisiti e penalizzazioni

Quota 41 per tutti dal 2023: in cosa consiste la riforma strutturale delle pensioni oggetto di discussione da parte del Governo.

Quota 41 per tutti dal 2023, la riforma delle pensioni allo studio del Governo: requisiti e penalizzazioni

Quota 41 per tutti dal 2023: in cosa consiste la riforma strutturale delle pensioni oggetto di discussione da parte del Governo e quali sono le richieste dei sindacati.

Riforma delle pensioni allo studio del Governo: requisiti e penalizzazioni

In materia di pensioni, è noto che nel 2023 il Governo italiano abbia intenzione di portare a termine e introdurre un progetto di riforma strutturale del sistema pensionistico. L’esecutivo guidato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, infatti, sta lavorando a una riforma che poggia su tre pilastri fondamentali e dalla quale si spera di poter far ripartire il Paese.

Rispetto alle pensioni 2023, il dialogo tra Governo e componente sindacale afferente a Cgil, Cisl e Uil è stato attualmente interrotto a causa del conflitto russo-ucraino e di altri problemi che affliggo l’Italia come la possibile imminente sospensione delle forniture di gas da parte di Mosca.

A ogni modo, per quanto riguarda le pensioni anticipate nel 2023, la riforma strutturale prevede flessibilità in uscita a 64 anni con il taglio ossia con penalizzazione dell’assegno INPS che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe comportare il ricalcolo della prestazione con il sistema contributivo.

La riforma strutturale, inoltre, sta portando il Governo anche a confrontarsi su importanti novità come gli sconti contributivi per le donne con figli e l’erogazione di maggiori tutele per i giovani lavoratori, attraverso l’introduzione di una pensione di garanzia.

Quota 41 per tutti dal 2023: la proposta della Cgil

Quota 41 per tutti nel 2023? Nell’ambito della riforma strutturale che il Governo italiano sta valutando, si inserisce anche la proposta presentata dalla Cgil. Il sindacato, infatti, ha proposto una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età oppure con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età.

Inoltre, la Cgil supporta anche l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per i più giovani e coloro che svolgono lavori poveri e discontinui, il riconoscimento delle differenti gravosità dei lavoratori e la valorizzazione del lavoro di cura e delle donne. Inoltre, si chiede di intervenire sulle pensioni anche rafforzando la 14esima mensilità.