Tagliare fondi – e quindi puntate – alle trasmissioni più gradite dal pubblico, senza toccare, in alcuni casi, quelle che invece hanno indici di gradimento inferiori, per trovare le risorse necessarie a far quadrare i conti, appesantiti da contratti con minimi garantiti (onorati anche se i conduttori che ne beneficiano non vanno in onda) tra l’80 e il 94%.
È il cortocircuito che si sta vivendo in questi giorni nei corridoi di Viale Mazzini. E, come se non bastasse, alla squadra di TeleMeloni, potrebbero aggiungersi altre due new entry: Luca Barbareschi e Tommaso Cerno.
Ma andiamo con ordine. I vertici Rai hanno annunciato nelle settimane scorse tagli drastici a numero di puntate di quasi tutte le trasmissioni di inchiesta, a cominciare da Report e Presa Diretta, e la chiusura di altri format come Rebus. Motivo: riequilibrare un disavanzo di circa 26 milioni di euro in due anni.
Contratti con minimo garantito per 7,7 milioni di euro solo per l’approfondimento
Uno squilibrio su cui gravano anche quei contratti concessi negli ultimi due anni con minimi garantiti tra l’80 e il 94% (cioè il servizio pubblico paga tra l’80 e il 94% del cachet al conduttore indipendentemente dalla messa in onda), che da soli valgono 7,7 milioni di euro (solo per l’approfondimento). Un’enormità. Per capirci, è l’equivalente di 55 puntate di Report, oppure 96 puntate di Presa diretta o, ancora, 454 puntate del defunto Rebus.
Così, per trovare i soldi, la soluzione adottata dai vertici meloniani della Rai è stata tagliare orizzontalmente a (quasi) tutti. Con un paradosso, che nei tagli non si è tenuto evidentemente conto del gradimento del pubblico Rai per determinate trasmissioni, come conferma la rilevazione “Qualitel” del 2024 (la rilevazione annuale sul gradimento televisivo obbligatoria per viale Mazzini, perché previsto dal Contratto di servizio).
Secondo Qualitel, per esempio, Report, a fronte di una media di gradimento della Rai di 8 su 10, ha un coefficiente di apprezzamento del pubblico di 8,5 (il più alto tra le trasmissioni di approfondimento). Quindi tagliare puntate a Report, significa tagliare il prodotto più apprezzato dai telespettatori, quelli che pagano il canone, in quel settore.
Qualche taglietto è arrivato anche per Porta a Porta Tg1 Speciale di Bruno Vespa, che però rispetto a Report, ha un coefficiente di gradimento al di sotto della media Rai, fermandosi al 7,6 (idem per Cinque minuti, sempre di Vespa), a fronte di un ingaggio al minimo garantito da oltre 3 milioni di euro.
Anche A casa Latella agonizzava attorno al 7,6% di gradimento, e infatti è stato chiuso. Tuttavia alla giornalista (pure lei con contratto con minimo garantito), i vertici Rai avrebbero proposto di condurre La biblioteca dei Sentimenti, format assai caro al direttore dell’Intrattenimento Day Time, Angelo Mellone, e che dovrebbe prendere il posto di Rebus.
Morale, i vertici Rai hanno tagliato le trasmissioni più apprezzate dai telespettatori, in nome di un piano di rientro che non tiene evidentemente conto del rapporto Qualitel realizzato dalla stessa Rai.
Barbareschi torna: con il traino di Ranucci? Spunta pure Cerno
Contemporaneamente, però, la Rai si muove per cooptare nuovi “volti” vicini alla destra. Il primo in procinto di ritornare in video è Luca Barabreschi: per lui si starebbe perfino ragionando di offrire alla sua futura trasmissione di andare in onda subito dopo Report. E quindi il traino di ascolti garantito dal programma di Sigfrido Ranucci.
Altra possibile new-entry è l’attuale direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, il quale dovrebbe prendere il posto di Peter Gomez a Un alieno in patria (mentre il con-direttore de Il Fatto sarebbe stato confermato in autunno con La confessione). Nuove voci di spesa – quelle di Barbareschi e Cerno – che non sembrano impensierire i vertici Rai. Per trovare i soldi, del resto, basta tagliare ciò che piace di più al pubblico…