Tutto come da previsioni: interi programmi cancellati; Report e gli altri programmi di inchiesta decurtati formalmente a causa Mondiali di calcio; Luca Barbareschi che torna. L’unica variabile non (ancora) confermata è l’approdo di Tommaso Cerno, ma è solo questione di giorni e opportunità politica.
Ieri a Napoli, alla presentazione dei palinsesti autunno-inverno non c’è stato alcun colpo di scena. Del resto, i vertici di TeleMeloni – cioè l’ad Giampaolo Rossi & Co. – le loro intenzioni le avevano esplicitate giorni fa (come anticipato da La Notizia).
Lo sfogo del “decurtato” Ranucci
A partire dal taglio delle puntate a Sigfrido Ranucci, che non l’ha presa affatto bene. “Ho sempre detto che la Rai è la mia casa. Devo dire che mi sento sempre meno in casa in questi ultimi tempi per vari motivi”, ha dichiarato il conduttore ieri era al presidio dei giornalisti precari Rai all’esterno dell’Auditorium Rai a Napoli.
“Ci hanno tagliato quattro puntate, significa che ai miei collaboratori che non hanno i minimi garantiti al 94% come alcuni conduttori catapultati dalla politica, dev’essere tagliato il 14% della retribuzione. Stiamo parlando di stipendi di 40-45mila euro, dove ci sono dentro i filmaker, che a loro rischio comprano mezzi, fanno l’upgrade della tecnologia per mantenere alto lo standard qualitativo e all’improvviso di nascosto ci vengono tagliate quattro puntate”.
“Quello che ha detto oggi Imbriale (Maurizio, direttore della Distribuzione della Rai, ndr)”, ha continuato, “è che i palinsesti arrivano fino al 31 maggio, tuttavia le puntate sono state tagliate, perché stiamo andando in onda ancora adesso e io ho un’apertura di matricola arrivata proprio ieri pomeriggio che parla di 24 puntate, ne facevamo 28. Quindi sono state ridotte”.
Ranucci ha anche aggiunto che Report “si può fare solo in Rai” e ha concluso: “Ho sentito di tagli per ottimizzazione, ma alla luce di cosa? Vanno a tagliare l’unica trasmissione che, da quello che emerge, è sopra anche ai Tg per quanto riguarda la credibilità nell’ambito dell’informazione”.
I tagliati e i salvati
Ma, forse, a lui è andata ancora bene (per ora). Ad alcuni suoi colleghi, infatti, TeleMeloni ha tagliato proprio la trasmissione. Spariscono infatti: “Agorà Weekend”, “Rebus”, “Il fattore umano” e “Tango” di Luisella Costamagna. Confermati invece i “Cinque Minuti” di Bruno Vespa, “Il cavallo e la torre” con Marco Damilano, “La Confessione” di Peter Gomez. Irrinunciabile poi “Porta a Porta”, in onda da martedì a giovedì su Rai 1.
Ma l’Ad Rossi nega il “ridimensionamento”
Tuttavia l’Ad Rossi ha smentito che sia in corso un ridimensionamento del giornalismo d’inchiesta e una narrazione filo-governativa. “Chi afferma che la Rai disinveste sull’informazione dice il falso – ha affermato -. La Rai si posiziona come il broadcaster europeo con l’offerta informativa più ampia e la produzione più plurale mai garantita negli ultimi anni”.
Circa i tagli ai programmi di informazione, “sono proporzionali per tutte le trasmissioni”, ha assicurato il direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini, sottolineando ad esempio che sia “Lo stato delle Cose” di Massimo Giletti che “Far West” di Salvo Sottile perderanno sei puntate. “Abbiamo fatto un lavoro di razionalizzazione dei palinsesti all’interno di un meccanismo di equilibrio e di sostenibilità economica”, ha spiegato Rossi.
Il taglio del budget necessario è di circa 26 milioni in due anni, un buco causato anche dai ricchissimi contratti a minimo garantito (concessi da Viale Mazzini ai personaggi “amici”), che pesano per oltre 7,7 milioni di euro. Ma di questo Rossi non ha fatto parola.
Il contratto-capestro
Si è invece soffermato a lungo sul contratto (“capestro” secondo i diretti interessati) che svuoterà le redazioni dei programmi di inchiesta, obbligando i giornalisti a emigrare nelle sedi della Tgr, per avere l’agognata stabilizzazione. Una scelta, avallata dai sindacati, fortemente avversata dagli stessi giornalisti precari. Rossi ha invece ricordato il “valore unico e irrinunciabile dell’informazione regionale, la Tgr è un pilastro dell’informazione unico nel panorama informativo nazionale”.
La protesta fuori dalla sede Rai
E mentre dentro al centro di produzione napoletano andava in scena l’autocelebrazione di TeleMeloni, fuori infuriava la protesta: “Nel nostro Paese – ha detto l’Avs Elisabetta Piccolotti – c’è ormai una gigantesca questione di libertà di informazione. Vengono cancellate intere trasmissioni, anche quelle che avevano fatto crescere gli ascolti, per appesantire il controllo del Governo sugli spazi di confronto politico. Le trasmissioni d’inchiesta vengono ridimensionate per garantire maggiore spazio e maggiori compensi a conduttori più docili con il Governo. Tra precarietà, querele temerarie e casi di spionaggio ai danni dei giornalisti più esposti, ormai l’Italia sta diventando un esempio negativo a livello europeo”.