Rating confermato: Moody’s ha graziato il Governo

Moody's conferma il rating italiano e grazia il governo: salvi grazie a banche e risparmi, stoccate su deficit e riforma fiscale.

Rating confermato: Moody’s ha graziato il Governo

Moody’s ha confermato il rating dell’Italia a Baa3, il più basso tra i giudizi di investment grade, alzando però l’outlook da “negativo” a “stabile”. Un taglio alla valutazione avrebbe portato l’Italia al cosiddetto livello “junk”, ovvero “spazzatura”. Moody’s aveva deciso di abbassare l’outlook da stabile a negativo poco dopo la caduta del governo Draghi, avvenuta nel luglio del 2022, rendendo concreto il rischio di una bocciatura sul debito pubblico.

Le prime tre valutazioni, fatte rispettivamente da S&P, Dbrs e Fitch, avevano lasciato immutato il rating e anche l’outlook – ovvero le prospettive – sul debito sovrano dell’Italia, pur in presenza di un rallentamento dell’economia evidenziato nei rapporti. “Accolgo con molta soddisfazione la pronuncia di questa sera (ieri, ndr). È una conferma che, seppure tra tante difficoltà, stiamo operando bene per il futuro dell’Italia. Quindi, alla luce del giudizio espresso da Moody’s e delle altre agenzie di rating, ci auguriamo che le prudenti, responsabili e serie politiche di bilancio del governo, pur nelle legittime critiche di un sistema democratico, siano confermate anche dal Parlamento’’, ha commentato il ministro Giancarlo Giorgetti.

Fattori di forza

Se non siamo finiti al livello spazzatura è grazie alla tenuta soprattutto del sistema bancario e alla speranze legate all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Le prospettive di breve termine dell’Italia sono sostenute dall’attuazione del Pnrr ma anche dai recenti miglioramenti del settore bancario. I rischi legati alle forniture energetiche sono diminuiti in parte per il clima buono dello scorso inverno, ma anche per le azioni del governo” per la diversificazione delle forniture e del rafforzamento dell’infrastruttura energetica, afferma Moody’s sottolineando che la forza del settore bancario italiano è “migliorata significativamente. Un lento ma graduale consolidamento nel sistema bancario ha portato a una migliore efficienza operativa e a complessivi miglioramenti della redditività”.

Ma l’agenzia di rating non manca di assestare qualche stoccata al governo. Per la nostra economia “le prospettive di crescita continueranno ad essere sostenute dalla fornitura di investimenti nell’ambito del Pnrr fino al 2026, anche se permangono rischi concreti che l’Italia non sia in grado di sfruttare al massimo le risorse del piano nonostante le recenti proposte di riorganizzazione e riformulazione di alcune componenti”, sostiene.

I punti deboli per Moody’s

Moody’s stima “che il deficit fiscale delle amministrazioni pubbliche raggiungerà il 4,4% del Pil nel 2024” mentre per gli anni successivi, l’agenzia di rating “vede alcuni rischi per la traiettoria fiscale legati ad alcuni degli obiettivi politici del governo, in particolare sulla riforma dell’imposta sul reddito”. E poi il fardello del debito. “I livelli di debito dell’Italia resteranno elevati. Ridurre il deficit nei prossimi anni sarà essenziale per la futura traiettoria del debito dato il differenziale fra le crescita nominale e i tassi di interesse tornerà negativo nel 2025, richiedendo all’Italia un surplus primario per stabilizzare il debito”, ammonisce l’agenzia di rating.

Che c’era poco da rallegrarsi lo avevamo capito. La Commissione europea ha, qualche giorno fa, limato di nuovo al ribasso le previsioni economiche per quest’anno, dopo la revisione di settembre. Per il 2023 l’esecutivo comunitario si attende ora una crescita dello 0,7% del Pil dell’Italia nel 2023, rispetto allo 0,9% stimato in precedenza. Secondo Bruxelles il rapporto del debito pubblico sul Pil in Italia crescerà nei prossimi due anni e oltre quanto previsto dal Governo, con anche una stima sul calo del deficit/Pil meno rapido di quanto prevede Roma. Per la Commissione il debito salirà dal 139,8% di quest’anno al 140,9% nel 2025 (140,6% atteso nel 2024).

Il Governo italiano prevede invece che il debito scenda al 139,9% nel 2025 (dal 140,2% di quest’anno e il 140,1% del 2024). L’esecutivo europeo si attende poi un calo al 4,3% del deficit/Pil dell’Italia nel 2025 (dall’8% del 2022, il 5,3% del 2023 e il 4,4% del 2024). Le previsioni di Roma sono invece di una frenata al 3,6% nel 2025 per scendere infine al 2,9% ed entro il 3% l’anno successivo (5,3% l’attesa per il 2023 nel documento programmatico di bilancio, 4,3% nel 2024). Sul piano macroeconomico il quadro non appare roseo: la produzione dell’industria arretra, i tassi sui prestiti e sui mutui restano alti e il debito pubblico rimane per l’Italia un fardello, “fonte di vulnerabilità – secondo il direttore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini – della nostra economia” e in discesa “solo marginale” nei prossimi anni. L’Istat ha parlato di “prospettive incerte”.