Reddito di cittadinanza, Turco: “A chi non ha il pane il Governo dice di mangiare brioches”

Per il vicepresidente M5S, Mario Turco: "La sfida demografica si vince con salari più alti e con la lotta alla precarietà".

Reddito di cittadinanza, Turco: “A chi non ha il pane il Governo dice di mangiare brioches”

Il governo ha ridotto la durata massima del Reddito di cittadinanza e obbligato gli occupabili a sei mesi di formazione. Ma i corsi non partono e il governo dovrà continuare a erogare il sussidio. Mario Turco, senatore e vicepresidente del M5S, che ne pensa?
“Questo esecutivo conferma la propria inadeguatezza. Contro il RdC, la destra ha portato avanti una narrazione basata su fake news, malgrado i numeri dicessero il contrario. Con l’ultima Manovra, il governo lo ha di fatto cancellato, a partire dai cosiddetti ‘occupabili’, promettendo loro fantomatici corsi di formazione di cui non si è vista l’ombra. Ora cercano di correre ai ripari, ma questo obbrobrio creerà solo confusione e diseguaglianze. È semplicemente folle, in un momento critico come questo, abbassare la soglia Isee. Cosa si dirà a queste persone sfortunate? ‘Se non hanno più pane, che mangino brioches’?”

Ridurre la tassazione per le famiglie con figli a carico, propone la Lega. La ritiene una strada percorribile?
“Il governo Meloni ci ha abituato ormai a proposte irrealizzabili di distrazione di massa. Quella di Giorgetti ci sembra inattuabile, tenuto conto degli spazi fiscali ridotti contenuti nel Def e degli obiettivi della riforma fiscale. Sul merito della proposta, invitiamo il Ministro a formalizzarla, perché siamo curiosi di conoscere le relative coperture finanziarie, dato che se si dovessero erogare 10mila euro, come propone Giorgetti, per ciascuno dei 10 milioni di minori del nostro Paese, il costo per lo Stato sarebbe di 100 miliardi. Attendiamo, pertanto, di conoscere gli sviluppi di questa proposta sperando che non sia un’altra bufala del governo”.

Come si supera l’inverno demografico del nostro Paese?
“La denatalità si contrasta in vari modi: reddito, welfare, stabilità di prospettive. Quanto al reddito noi siamo a favore di un potenziamento dell’assegno unico. E diciamo al Governo: invece di mettere tre miliardi per un micro-taglio del cuneo fiscale, perché queste stesse risorse non sono state messe sull’assegno unico? Quanto al welfare, si sottolinea l’importanza di non disperdere l’occasione del Pnrr per aumentare i posti negli asili nido e aiutare lo sviluppo del tempo pieno a scuola, le mense, le palestre, le attività sportive. Quanto alla stabilità di prospettive, mi dispiace, ma dobbiamo metterci in testa che la flessibilizzazione del mercato del lavoro negli ultimi 30 anni è stata deleteria, ha reso più precarie le vite lavorative e ha contribuito ad abbassare i salari reali. Servono allora un salario minimo, stipendi più alti, più contratti a tempo indeterminato”.

Il potere d’acquisto è calato e il carovita galoppa. Il governo affronterà l’emergenza salariale prima o poi?
“Con questo approccio austeritario le risposte del Governo non potranno che essere pannicelli caldi, come l’insignificante taglio del cuneo fiscale, che porterà al massimo da 9 a 16 euro in più al mese. Cifre ridicole, che verranno fagocitate dall’inflazione. E poi Giorgetti nel Def ha previsto come obiettivo quello della “moderazione salariale” perché altrimenti si rischia una spirale prezzi-salari che può innescare ulteriore inflazione. Ci chiediamo dove viva il ministro, visto che l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui i salari medi sono arretrati negli ultimi 30 anni”.

Come valuta il primo Def dell’esecutivo?
“Questo Def rappresenta la riesumazione di ricette economiche dannose, la riproposizione dell’austerità a base di drastici abbattimenti del deficit e perseguimento a tappe forzate dell’avanzo primario. Ne conseguono tagli agli investimenti, alla sanità, alla scuola e la restituzione del Paese a tassi di crescita da prefisso telefonico. Su salari e pensioni le risorse previste sono totalmente insufficienti, a tal punto che anche molte promesse elettorali sono rinviate a date future. La stessa riduzione del cuneo fiscale è fino a dicembre e non strutturale”.

Sui balneari è intervenuta la Corte di giustizia europea.
“La sentenza non dà affatto ragione al governo e alla Lega, come asserisce compiaciuto Salvini. Dice semmai il contrario. Sappiamo che l’Ue ha avuto assicurazione dalla Meloni sull’applicazione della direttiva, e da questo si evince che la maggioranza è profondamente divisa. Ricordiamo che la mappatura delle concessioni fu avviata dal governo Conte II e il M5S la chiese con un emendamento, a mia prima firma, alla manovra di Bilancio fatta da Draghi nel dicembre 2021. L’auspicio ora è che dopo la pronuncia della Corte Meloni metta fine alla pantomima e ci risparmi una sgradevole figuraccia. Con questa impasse sta scaraventando un settore cruciale nella più totale paralisi. Si è già perso troppo tempo, si tutelino gli interessi degli italiani e si eviti la procedura d’infrazione”.

Dall’Europa è arrivata una pioggia di procedure d’infrazione. Serviranno da monito al governo che vuole smantellare il decreto Dignità?
“Ce lo auguriamo, perché precarietà e sfruttamento del lavoro sono emergenze nazionali. Peraltro, un governo che a parole si straccia le vesti per il crollo delle nascite dovrebbe sapere che senza contratti stabili di lavoro e con salari bassi i giovani non possono costruirsi una famiglia. Per noi va introdotto il salario minimo legale di 9 euro all’ora e vanno eliminate tutte quelle tipologie contrattuali che alimentano una precarietà selvaggia. Lo scorso anno, proprio mentre il decreto Dignità era ‘congelato’, in Italia è stato raggiunto il record di contratti a termine. Nel nostro Paese, 360mila giovani guadagnano meno di 876 euro al mese mentre le donne percepiscono il 20% in meno dei colleghi maschi. Davanti a questi numeri drammatici, il governo fa spallucce e incentiva l’instabilità lavorativa. Una visione sbagliata e miope”.

 

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