Domenica 8 e lunedì 9 giugno si vota per i cinque referendum abrogativi in tema di lavoro e cittadinanza. Gli elettori sono quindi chiamati a decidere se cancellare alcune norme: quattro riguardanti il mondo del lavoro e una la cittadinanza ai cittadini stranieri.
I referendum saranno considerati validi solamente se verrà raggiunto il quorum, ovvero se voterà la maggioranza degli aventi diritto di voto. Dipenderà, quindi, tutto dall’affluenza: se sarà superiore al 50% i quesiti saranno considerati validi, altrimenti saranno nulli.
Quando e come si vota: dagli orari alle regole
I seggi apriranno domenica 8 giugno alle ore 7 e resteranno aperti per tutto il giorno, fino alle 23. Riapriranno poi lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle 15. Gli elettori dovranno presentarsi al seggio con un documento d’identità in corso di validità e con la tessera elettorale. Per votare, l’elettore deve tracciare un segno sulla casella del Sì se è favorevole all’abrogazione delle norme oggetto di referendum, o su quella del No in caso di contrarietà (e si vuole quindi mantenere la legge in vigore).
L’elettore può anche decidere di ritirare solo alcune delle schede (o solo una o tutte) e non venire quindi conteggiato nel quorum per i quesiti per cui non la ritira. Ritirando la scheda e votando No o lasciandola bianca (o annullandola), si rientra invece nel calcolo del quorum, necessario per abrogare le leggi rendendo valido il referendum.
In questa occasione potranno votare, in via sperimentale, anche i fuorisede. Ovvero persone che potranno votare nel comune in cui sono domiciliati e non in quello di residenza. Per poterlo fare, devono essere fuorisede da almeno tre mesi per motivi di studio, lavoro o cure mediche. Ma la richiesta per votare in un altro comune doveva essere presentata entro il 5 maggio.
Su cosa si vota: i cinque quesiti dei referendum
Come detto, sono cinque i quesiti (qui il fac-simile di ogni scheda del ministero dell’Interno). Il primo riguarda i licenziamenti e il contratto a tutele crescenti: in questo caso si voterà con la scheda verde. In caso di vittoria del Sì verrebbe ripristinata la tutela cancellata dal Jobs Act: il lavoratore ingiustamente licenziato potrebbe quindi essere reintegrato nel posto di lavoro.
Il secondo quesito (scheda arancione) riguarda invece le indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. Nello specifico, in caso di vittoria del Sì verrebbe abrogato il limite massimo dell’indennizzo economico per chi viene licenziato in maniera illegittima da un’azienda con meno di 15 dipendenti.
Si passa poi alla scheda grigia, contenente il quesito sulle causali per il rinnovo dei contratti a termine. In caso di referendum valido e di vittoria del Sì, le imprese avranno vincoli più rigidi per il ricorso ai rinnovi dei contratto a tempo determinato.
Il quarto quesito è quello riguardante la responsabilità delle aziende appaltanti anche in caso di subappalti: si voterà con la scheda rossa e si punta a cancellare i limiti alla responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro. Il quinto e ultimo quesito è invece quello per la cittadinanza: in caso di abrogazione diventerebbe possibile, per gli stranieri extracomunitari, chiederla dopo cinque anni di residenza invece che dieci (scheda gialla).