Da una parte plotoni di cittadini che protestano davanti a tutte le sedi Rai italiane contro il silenzio di TeleMeloni sui cinque referendum di giugno su lavoro e cittadinanza. Dall’altra l’amministratore delegato Rai Giampaolo Rossi e il direttore generale Roberto Sergio che chiamano agli applausi (per sé stessi) per gli ottimi ascolti registrati dalla tv di Stato durante le finali degli Internazionali di Roma di tennis. Come se in campo ci fossero stati loro… Ecco le due facce della stessa medaglia di un servizio sempre meno pubblico.
Schlein e il Pd davanti alle sedi Rai
Ma andiamo con ordine: ieri mattina chiamate a raccolta dal Pd centinaia di cittadini hanno partecipato ai sit-in organizzati davanti alle sedi Rai di Lombardia, Toscana, Campania, Veneto… A quello davanti alla sede Rai di via Teulada, a Roma, ha partecipato anche la segretaria dem, Elly Schlein. “Siamo davanti alla Rai come nelle altre regioni d’Italia per dire che votare è importate, è anche un dovere civico e i cittadini e le cittadine meritano informazione”, ha dichiarato Schlein, “La Rai non deve dire come votare, ma deve informare su come si vota, quando si vota e dove si vota. Siamo qui per accendere un faro su questo referendum e accendere un faro sulla mancanza di informazione del servizio pubblico”.
Del resto che il servizio pubblico non stia facendo il proprio dovere sui referendum, in ottemperanza al diktat del governo, è stato certificato dai dati dell’Osservatorio dell’Agcom che la scorsa settimana ha rivelato come lo spazio dedicato ai referendum lo scorso mese sia stato appena lo 0,62% nei Tg targati TeleMeloni.
“Bisogna fare la riforma” del servizio pubblico recependo il Media Freedom act, “che renda indipendente la Rai”, ha aggiunto la segretaria Dem, “Dall’8 agosto – ha aggiunto – saremo in mora e rischiamo una procedura di infrazione. Siamo già in ritardo: facciamo un appello perché si faccia questa fondamentale riforma altrimenti rischiamo di far pagare i cittadini”.
Ma Rossi e Sergio pensano a Sinner…
Temi caldi, che dovrebbero impensierire quanti il servizio pubblico lo guidano. Invece dai vertici di Viale Mazzini, sul tema è giunto solo silenzio. Anzi, l’unica manifestazione di esistenza in vita è stato un comunicato a firma congiunta Rossi-Sergio, nel quale i due se le cantavano e suonavano da soli: “È stata scritta un’altra pagina che entra di diritto nella storia del tennis e di tutto lo sport italiano, con due campioni come Yasmine Paolini e Jannik Sinner che hanno fatto emozionare con la loro passione e la loro classe”, si legge nel comunicato, “Uno spettacolo di cui anche il pubblico televisivo è stato grande protagonista, premiando – con ascolti mai registrati prima per il tennis – la scelta del servizio pubblico di non privare la grande platea tv di un torneo che ha via via assunto i contorni del grande evento”.
“Uno sforzo, quello della Rai, doveroso, con la convinzione che lo sport debba essere per tutti e di tutti”, aggiunge la coppia di dirigenti. Insomma, un grande successo, ma dovuto a due campioni italiani che – per fortuna – la Rai ha deciso di far vedere in chiaro. Il problema, al limite, sarebbero tutte quelle competizioni – come i Campionati del mondo di calcio o di basket – per le quali la Rai non ha i diritti.
Intanto solo la Rai corre per San Remo
Ma ieri è stata anche la giornata nella quale era attesa l’apertura delle buste con le manifestazioni di interesse per la scelta dell’organizzatore del Festival di Sanremo per le edizioni 2026, 2027 e 2028, con eventuale proroga per un massimo di due anni. Al Comune ligure è arrivata una sola offerta, quella della Rai, visto che né Mediaset né Discovery hanno partecipato.
Secondo il bando, obbligato dalla sentenza del Tar, la Rai dovrà riconoscere al comune almeno 6,5 milioni, oltre all’1% su tutti gli introiti derivanti dai proventi pubblicitari e dallo sfruttamento dei marchi concessi. Dovrà inoltre riprendere e trasmettere in diretta due manifestazioni organizzate dall’Amministrazione. Tra le clausole, anche la facoltà per il Comune, “senza costi, risarcimenti o indennità a carico dello stesso”, di interrompere il rapporto con il partner “nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival”.
Ma il risultato è ancora sub-iudice
Obblighi che potrebbero cambiare già da giovedì, quando è prevista la discussione al Consiglio di Stato dell’appello di Rai e Comune contro la pronuncia del Tar. Il 23 maggio, inoltre, il Tar Liguria ha fissato un’altra udienza, quella relativa alla richiesta del discografico Sergio Cerruti (etichetta Je) – lo stesso che aveva presentato ricorso contro la convenzione diretta con la Rai – di sospendere la delibera con cui il Comune di Sanremo fissava gli indirizzi del bando.