Regalo di Natale a 5 giudici

di Clemente Pistilli

Incarichi di prestigio e potere, ottimo stipendio e soprattutto cumulabile alla pensione. Il premier Enrico Letta sembra aver fatto proprio un bel regalo di Natale a cinque neomagistrati della Corte dei Conti. Il presidente del Consiglio ha detto che lui non è Santa Claus, ma forse per quei funzionari, militari e politici che il 21 dicembre scorso, al termine di un Consiglio dei ministri convocato per la variazione di bilancio, si sono ritrovati consiglieri della magistratura contabile lo è stato. Nomine inaspettate e arrivate poco prima che venisse dato l’ok definitivo alla legge di stabilità, che prevede un emendamento finalizzato a vietare il cumulo tra pensioni d’oro e stipendi pubblici.

La norma arginata
L’emendamento alla manovra voluto dal capogruppo del Pd, Roberto Speranza, e poi ridimensionato tra le polemiche, prevedeva un tetto alle cosiddette pensioni d’oro. In pratica vietato a chi percepisce una pensione erogata dalla previdenza pubblica di avere un reddito superiore ai 300 mila euro, grazie a stipendi per incarichi in organi costituzionali, enti e amministrazioni pubbliche. Un limite dunque anche per i magistrati della Corte dei Conti, che non era però previsto per quanti gli incarichi pubblici li avessero già prima del varo definitivo della legge di stabilità. Ecco così che, a sorpresa, nel Consiglio dei ministri convocato subito prima di Natale vengono nominati cinque consiglieri della Corte dei Conti, su proposta del premier Enrico Letta e parere conforme del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti. Cinque poltrone d’oro e nessun taglio alle retribuzioni. I nuovi consiglieri hanno tutti un passato con incarichi prestigiosi all’interno delle istituzioni e in grado di mettere tutti i partiti d’accordo.

I big five
Un trionfo per le larghe intese. Il prestigioso incarico è andato all’avvocato Siegfried Brugger, a lungo impegnato nel Sudtiroler Volkspartei, di cui è stato per dodici anni segretario, e per una vita in Parlamento, dove dal 1992 al 2004 è stato anche capogruppo del Misto. Nominato poi consigliere Salvatore Tutino, tra i fondatori del Cer, il Centro Europa Ricerche, e per molto tempo dirigente del Mef. Toga a Italo Scotti, anche lui funzionario di lungo corso e con ultimo incarico quello di capo di gabinetto del ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. Neoconsigliere anche il generale di corpo d’armata Daniele Caprino, con alle spalle una carriera sfolgorante nella Guardia di finanza, per cinque anni distaccato come esperto in temi giuridici a Palazzo Chigi, e ritenuto vicino tanto all’ex braccio destro di Tremonti, Marco Milanese, che alla Lega. L’incarico alla Corte dei Conti, infine, è stato concesso al prefetto Angela Pria, capo del dipartimento degli affari interni e territoriali del Viminale e finita in alcune intercettazioni compiute nell’ambito dell’inchiesta che, nel giugno scorso, ha portato all’arresto del collega Francesco La Motta, relativa al dirottamento di fondi del Ministero in Svizzera.

C’è chi dice no
La mossa di Letta è passata quasi sotto silenzio. A protestare soltanto i grillini e la ex sottosegretaria Biancofiore. “Mentre viene chiesto ai cittadini di compiere sacrifici – ha dichiarato Carla Ruocco, la pentastellata vicepresidente della commissione finanze della Camera – il Governo non perde tempo con delle nomine, quanto meno, tempisticamente inopportune”. Meno diplomatica Michaela Biancofiore, a cui non è andata giù la scelta di nominare Brugger alla Corte dei Conti: “La nomina a vita di Brugger a consigliere della Corte dei Conti è a dir poco vergognosa e si ascrive al pacchetto di marchette politiche che il Governo Letta sta pagando alla Svp in cambio dei 130 mila voti utili a ottenere il premio di maggioranza alla Camera”. Ma sui cinque neomagistrati tutti sono stati soddisfatti e le larghe intese hanno cancellato anche le polemiche.