Regeni seviziato per 9 giorni dagli 007 egiziani. Fico: “Dai pm racconto agghiacciante. Bisogna andare avanti fino alla fine”

Cinque testimonianze, raccolte dai pm di Roma, che schiariscono il buio che da sempre avvolge la fine di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso nel 2016 in Egitto. Il sostituto procuratore Sergio Colaiocco, pm romano titolare dell’inchiesta, dinanzi la commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Regeni, ha riportato una delle cinque testimonianze. “Ho visto Giulio ammanettato a terra con segni di tortura sul torace – è il racconto di un testimone riportato dal magistrato -. Nella sede della National Security il 28 o 29 gennaio ho visto Regeni in quella stanza con ufficiali e agenti. C’erano catene di ferro con cui legavano le persone, lui era mezzo nudo e aveva sul torace segni di tortura e parlava in italiano. Era sdraiato a terra, ammanettato. Dietro la schiena aveva dei segni”.

Un’audizione nel giorno in cui la Procura della Capitale ha chiuso l’inchiesta, e che individua in quattro agenti dei servizi di sicurezza egiziani i responsabili del rapimento, delle sevizie e della morte. Durante l’audizione i pm hanno ricostruito le ultime ore di Giulio, violenze perpetrate per “motivi abietti e futili e con crudeltà. Torture e sevizie con oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni”. Torture durate – secondo gli inquirenti – 9 giorni. Una giornata importante quella di oggi, secondo il presidente della Camera Roberto Fico, il quale, durante la conferenza stampa alla presenza dei genitori di Regeni, Claudio e Paola, ha parlato di “tappa fondamentale di un lungo e difficile percorso. Non posso non ringraziare la procura di Roma per avere fatto un lavoro incredibile. Dopo tutti questi anni, ascoltare le parole dei pm deve farci aprire le coscienze. Quelle parole ci dicono cosa è accaduto in Egitto e ci restituiscono un quadro agghiacciante. Ma questa è una tappa, bisogna andare avanti fino alla fine”.

Per Fico la vicenda “è lo specchio di una debolezza del sistema europeo. Se l’Europa fosse stata unita, con un seggio unico all’Onu, la verità sarebbe arrivata prima”. E la visita del presidente egiziano Al Sisi in Francia “rappresenta la debolezza su alcune questioni importanti del sistema Europa, della mancanza di coordinamento; nonostante una risoluzione del parlamento Ue e’ avvenuta una visita di questo tipo che rappresenta la debolezza dell’Unione Europea. Gli egiziani – ha poi aggiunto – ci prendono in giro, in Egitto ho detto che non avremmo accettato depistaggi. Noi andremo avanti fino in fondo. Servono delle risposte che non devono essere date solo alla famiglia di Giulio ma a tutti gli italiani”.

Intanto da parte della famiglia di Giulio Regeni anche oggi è arrivata la richiesta di richiamare l’ambasciatore. “Chiediamo – ha detto l’avvocato della famiglia Alessandra Ballerini – di richiamare l’ambasciatore, di dichiarare l’Egitto Paese non sicuro e di bloccare la vendita di armi. Il governo deve avere un sussulto di dignitò”. Claudio e Paola, genitori del ricercatore, durante la conferenza stampa hanno chiesto “rispetto per Giulio, per la sua figura. Solo la famiglia può raccontare Giulio, non vogliamo libri o film. Chiediamo alla stampa di lavorare sull’Egitto, cosi’ aiutiamo il popolo egiziano”.